Se ne parla da settimane, ora arrivano le conferme. E fanno rumore. La storica Italdesign, fiore all’occhiello dell’ingegno torinese e dell’estro Made in Italy, è ufficialmente nel mirino della ristrutturazione voluta dai piani alti di Audi. A Moncalieri, sede dell’atelier, si è tenuto l’atteso incontro tra la dirigenza e le rappresentanze sindacali. Sul tavolo, lo scenario che preoccupa tutti: la cessione dell’azienda.
Le indiscrezioni si sono trasformate in realtà
Non si tratta più di voci. “L’amministratore delegato ci ha confermato che è partita la valutazione della vendita da parte di Audi”, hanno dichiarato alcuni rappresentanti della Fiom torinese al termine del vertice. Un colpo di scena? Forse no. Ma è il segnale, l’ennesimo, di come i grandi Gruppi tedeschi stiano ripensando il loro perimetro industriale. E ancora una volta, a pagare rischia di essere l’Italia.
Perché Italdesign, fondata nel lontano 1968 da Giorgetto Giugiaro, non è un’azienda qualunque. È un simbolo. È quella matita che ha disegnato un pezzo di storia dell’automobile europea, da Wolfsburg a Torino, passando per Sant’Agata. Un laboratorio di eccellenza che ha saputo coniugare creatività, tecnica e rigore industriale. E che oggi, a sentire i vertici, è oggetto di “elevato interesse” da parte di potenziali acquirenti.
Secondo quanto emerso, sarebbero quattro o cinque i soggetti pronti a rilevare Italdesign. Non fondi speculativi o predatori finanziari, ma aziende di engineering, realtà che operano nel mondo della progettazione per Case automobilistiche e settori adiacenti. Un dettaglio non da poco, che cambia – almeno in apparenza – i contorni della vicenda.
Un passaggio di mano orizzontale
Audi, infatti, non starebbe valutando una cessione ad altri Gruppi automobilistici – mossa che avrebbe implicato trasferimenti tecnologici o strategie industriali potenzialmente concorrenti – ma punterebbe a un passaggio di mano “orizzontale”, verso player che operano nel dietro le quinte del settore. In parole povere: progettisti per conto terzi, non rivali. Un segnale? Forse sì. Ma anche un modo per disfarsi elegantemente di una realtà che, pur non essendo in crisi, appare fuori dal baricentro produttivo della Germania post-pandemica.
Italdesign, lo ripetono in molti, non è un’azienda in affanno. Non ci sono esuberi, né segnali di crisi. L’eventuale cessione rientra in una logica di riposizionamento strategico del Gruppo Volkswagen, che ha già avviato dolorose chiusure in altri stabilimenti, a partire da quello di Bruxelles. Ma c’è di più. “Se dovesse restare in Audi”, hanno fatto sapere i sindacati, “Italdesign sarebbe comunque coinvolta nella riorganizzazione in atto”. Il che vuol dire una sola cosa: che il destino dell’azienda piemontese è comunque appeso alle scelte della casa madre tedesca. E che, venduta o no, dovrà affrontare mesi di incertezza.
L’iter per la vendita prosegue
Intanto, la macchina si è già messa in moto. Come hanno spiegato i rappresentanti della Fim Cisl, è in corso una “due diligence”, ovvero un processo di verifica e controllo dei conti, passaggio obbligato in vista di una trattativa. Segno che in Germania si fa sul serio. E che si vuole arrivare a una conclusione entro pochi mesi. Dalla terra teutonica, però, si guarda a Torino, perché – fanno sapere – “la valutazione delle offerte sarà fatta in Italia”. Un modo elegante per dire che la regia è tedesca, ma il destino si gioca a casa nostra. Perché, in fondo, è qui che batte il cuore dell’Italdesign. Ed è qui che si decide se avrà ancora un futuro da protagonista.