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Gomito fuori dal finestrino? Potresti incappare in una multa

C’è chi lo fa per abitudine, chi per darsi un tono, chi semplicemente perché ha caldo. Ma guidare con il gomito fuori dal finestrino non è solo una posa estiva o una scelta di comfort: è una violazione del Codice della Strada e può comportare sanzioni economiche, rischi per la sicurezza e complicazioni assicurative in caso di incidente.

In Italia, dove la gestualità alla guida è parte della cultura automobilistica, non tutti sanno che sporgere un arto dalla vettura mentre si è al volante può avere conseguenze molto più serie di quanto si pensi. È il caso di un gesto apparentemente innocuo che in realtà è una trasgressione formale e funzionale alla normativa in vigore.

Un comportamento vietato per legge

A chiarire la questione è l’articolo 169 del Codice della Strada, al comma 4, il quale stabilisce che è vietato al conducente e ai passeggeri sporgere parti del corpo dalla sagoma del veicolo in movimento. Questo divieto non è legato a una questione estetica o stilistica, ma al principio della sicurezza su strada: è sanzionato ogni comportamento che possa aumentare il rischio di lesioni o incidenti. Il gomito fuori dal finestrino compromette la posizione corretta del corpo alla guida, riduce la capacità di reazione in caso di emergenza e crea una potenziale interferenza con gli altri utenti della strada.

In termini pratici, la multa prevista varia da 87 a 344 euro, ma può anche essere accompagnata da un verbale più ampio se la postura del conducente comporta altri rischi. Chi riceve una multa per “gomito fuori” spesso crede di trovarsi di fronte a un abuso di potere. I verbali vengono però redatti con formule specifiche e codici che identificano l’articolo violato. Il conducente ha facoltà di contestare la sanzione, ma deve poi dimostrare che il comportamento non comprometteva il controllo del mezzo né infrangeva i divieti del Codice.

Il controllo del veicolo è un obbligo

Oltre alla norma c’è una disposizione più generale – l’articolo 141, comma 2, dello stesso Codice della Strada – che impone al conducente di mantenere il controllo totale del veicolo ovvero adeguare la propria condotta alle condizioni del traffico e della strada.

Avere un braccio fuori dall’abitacolo è incompatibile con questo obbligo: non si può sterzare con prontezza, non si può reagire con entrambe le mani in caso di ostacolo improvviso, e la percezione dello spazio laterale si riduce. Per questo motivo, l’agente può contestare una seconda infrazione, sanzionabile con una multa da 42 a 173 euro, anche senza incidenti o situazioni di pericolo concreto. È sufficiente la presunzione di scarsa padronanza del mezzo.

Psicologia della guida e senso di controllo

Alcuni studi in ambito psicologico dimostrano che tenere il braccio fuori dal finestrino può essere associato a un falso senso di controllo e a un bisogno inconscio di occupare più spazio sulla carreggiata. Questo atteggiamento, simile a quello dei motociclisti che si allargano nelle curve, tradisce un atteggiamento egocentrico alla guida. È un messaggio implicito rivolto agli altri automobilisti: sto dominando la strada. Ma l’illusione di sicurezza generata da questi gesti si infrange contro la realtà statistica che mostra come proprio le abitudini non conformi aumentino la probabilità di errori e distrazioni.

Rischi fisici molto concreti

Nel malaugurato caso in cui si verifichi un urto laterale, anche a bassa velocità, il braccio sporgente può subire lesioni gravi, fratture o amputazioni. Gli incidenti che coinvolgono auto in colonna, marciapiedi stretti o veicoli pesanti in sorpasso laterale trasformano un gesto trascurato in una tragedia personale.

Il finestrino, che fa da barriera di protezione, viene annullato nella sua funzione protettiva quando il gomito o l’avambraccio sono esposti. E la responsabilità, in caso di danno, ricade sul conducente stesso: non è previsto alcun indennizzo per comportamenti contrari alle regole basilari della prudenza.

Le conseguenze assicurative sottovalutate

In caso di incidente, le compagnie assicurative valutano il comportamento del conducente per stabilire la quota di responsabilità e l’applicazione di clausole di rivalsa. Guidare con il gomito fuori può essere considerato concorso colposo ovvero una forma di corresponsabilità nel sinistro. Di conseguenza l’assicurazione può ridurre o negare il risarcimento e obbligare il conducente a farsi carico delle spese mediche o dei danni arrecati a terzi.

La condotta può influenzare la valutazione del bonus e del malus e far lievitare il premio nelle annualità successive. Anche in assenza di sinistri, la reiterazione di questo comportamento può essere letta come indice di condotta di guida imprudente, utile per rifiutare la copertura in caso di eventi futuri.

Un gesto che dice molto sulla cultura della guida

Nella narrazione popolare il gomito fuori dal finestrino è associato a una certa idea di maschilismo automobilistico, di guida rilassata, quasi da film anni Settanta. Ma la realtà di oggi è molto diversa. Viviamo in un contesto in cui ogni dettaglio- dalla posizione delle mani sul volante al tipo di scarpe indossate – può fare la differenza in termini di responsabilità.

L’abitudine di tenere il braccio all’esterno è diventata nel tempo un simbolo di leggerezza che contrasta con l’esigenza di rigore imposta dalla modernità della mobilità urbana.

Le campagne che puntano alla prevenzione

Negli ultimi anni, numerose iniziative promosse da Aci, Polizia Stradale e associazioni per la sicurezza stradale hanno messo in evidenza l’importanza di posture corrette alla guida. Spot, manifesti e video tutorial hanno mostrato come comportamenti insignificanti possano avere gravi conseguenze.

In molti casi, il messaggio è stato rivolto soprattutto ai giovani conducenti, in genere più inclini a gesti non regolamentari per disattenzione, imitazione o senso di sfida.

Le scuole guida dovrebbero insegnarlo?

Nel percorso formativo di un automobilista per il conseguimento della patente di guida, il focus resta sui comandi, le manovre e le precedenze. Non tutti gli istruttori insistono su elementi di postura e comportamento che in realtà sono parte integrante della sicurezza alla guida. Manca l’inserimento tra i moduli didattici di una sezione dedicata a ciò che non si deve fare mentre si è al volante, tra cui sporgere arti, mangiare o appoggiarsi al finestrino. Oggi invece questi aspetti sono assimilati solo quando si subiscono sanzioni o, peggio, in seguito a incidenti evitabili.

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