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Bollo auto, dal 2026 nuove scadenze e pagamento in un’unica soluzione

Dal 2026 il bollo auto diventa un tributo locale a tutti gli effetti: più potere alle Regioni e nuove regole su scadenze, calcolo e pagamenti. Basta rate spezzettate: ogni immatricolazione avrà la sua data, con verifiche mirate per chiudere i varchi di elusione. La riforma fiscale riporta la tassa di possesso sotto il pieno controllo degli enti territoriali, con novità che toccano pure le imprese. Conviene prepararsi ora: farsi trovare pronti costa meno che sbagliare dopo.

Come si calcola: i parametri non cambiano

Anche con la riforma fiscale, il calcolo del bollo auto non cambia nei parametri fondamentali. Restano fissi tre pilastri, determinanti quanto si paga ogni anno: potenza del veicolo, classe ambientale e importo base per kW. Innanzitutto, la tassa continua a calcolarsi moltiplicando un importo base per i kW indicati al punto P.2 della carta di circolazione. Maggiore è la potenza della vettura, maggiore sarà l’importo da corrispondere. Ad esempio, una berlina Euro 4 da 110 kW paga circa 284 euro di base (2,58 €/kW), a cui aggiungere il mini superbollo per i kW sopra quota 100.

Secondo punto: la classe di emissioni. Le auto vecchie inquinano? Pagano di più per ogni kW. La logica resta premiare i mezzi meno impattanti sull’ambiente:

  • Euro 4 o superiori → 2,58 €/kW
  • Euro 3 → 2,70 €/kW
  • Euro 2 → 2,80 €/kW
  • Euro 1 → 2,90 €/kW
  • Euro 0 → 3 €/kW

Se fosse Euro 0, la stessa auto pagherebbe circa 330 euro, quasi 50 euro in più a parità di potenza.

Durata piena e scadenze nuove

Con la riforma, sparisce il vecchio meccanismo del primo bollo calcolato “a pezzi” per allinearsi alle scadenze fisse di aprile, agosto o dicembre. Fino a oggi l’immatricolazione di un’auto nuova comportava una tassa di possesso di durata variabile — da 9 a 12 mesi — per far combaciare la scadenza con i periodi standard. Dal 2026, invece, si parte sempre con 12 mesi pieni: la scadenza è calcolata a partire dal mese di immatricolazione. Nessun riallineamento forzato. Già in uso in regioni come Piemonte e Lombardia, il meccanismo diventa regola nazionale.

Con una nuova immatricolazione a maggio 2026, il pagamento varrà fino a maggio 2027. Le vetture già registrate restano legate alle scadenze attuali, salvo variazioni locali. In pratica aumenta la chiarezza sulle date, ma sparisce la possibilità di “scalare” mesi sul primo pagamento. Attenzione poi alle scadenze: per il primo bollo si avrà tempo fino all’ultimo giorno del mese successivo all’immatricolazione, indipendentemente da quando cade. Per gli anni seguenti, la data resta fissa: sempre l’ultimo giorno del mese in cui è avvenuta la prima immatricolazione.

Pagamento a rate

La riforma apre una porta aggiuntiva per le Regioni: sarà possibile introdurre il pagamento quadrimestrale del bollo auto. Non è un obbligo nazionale, ma una facoltà locale: ogni Regione potrà decidere se applicare questa formula o mantenere il versamento in un’unica soluzione annuale. L’opportunità scatterà solo per alcune categorie di veicoli (auto aziendali, veicoli commerciali, veicoli ecologici, ecc.) a discrezione della Regione. Di conseguenza, in una l’importo potrebbe essere diviso in tre tranche durante l’anno, mentre altrove restare solo facoltativo.

Di fatto sparisce la vecchia rateizzazione fissa centralizzata: ora tutto dipende dalla politica fiscale regionale. L’obiettivo è dare flessibilità dove serve, nonché garantire maggiore autonomia agli enti locali nella gestione del gettito. La rateizzazione quadrimestrale sarà attivabile in base alle scelte locali e si applicherà in primis alle auto immatricolate dopo l’entrata in vigore. I piani annuali attivi restano validi, salvo modifiche regionali.

Tra le novità spunta un freno deciso alle scorciatoie usate da società di noleggio e flotte aziendali. Fino a oggi molte imprese potevano spostare la sede legale in regioni con tariffe ridotte, riducendo così la tassa complessiva. Con la riforma, si calcola in base alla sede legale effettiva o, in alternativa, al luogo in cui avviene la gestione ordinaria in via principale. Nel caso di società estere con più sedi in Italia, la competenza passa alla sede secondaria dove viene gestito il parco veicoli. Una misura pensata per contrastare la pratica dell’esterovestizione, l’apertura di sedi di comodo solo per risparmiare. Le flotte di noleggio o leasing dovranno adeguare contratti e dichiarazioni fiscali alla sede operativa effettiva, in modo da evitare sanzioni e controlli futuri.

Pagamenti errati: cosa succede

La riforma chiarisce anche come gestire gli errori di versamento. Può capitare di pagare la tassa automobilistica alla Regione sbagliata, ad esempio dopo un cambio di residenza non aggiornato o un errore dell’ente di riscossione. Fino a oggi questi casi richiedevano lunghe pratiche di rimborso e passaggi burocratici. Dal 2026, invece, sarà la Regione che ha incassato indebitamente a trasferire l’importo all’ente corretto, senza bisogno di nuova richiesta da parte del contribuente. Il passaggio, seppur automatico, può partire anche da una segnalazione di quest’ultimo: senza, i tempi di trasferimento rischiano di allungarsi.

Fermo auto: bollo dovuto

Un’altra stretta riguarda i veicoli sottoposti a fermo amministrativo o fiscale: la tassa di possesso resterà dovuta in qualunque caso. Finora la regola prevedeva un’esenzione in caso di fermo disposto dall’autorità per violazioni gravi del Codice della Strada, mentre per quello fiscale — imposto dall’agente della riscossione — il pagamento restava già obbligatorio. Con la riforma, l’obbligo di versamento copre entrambi i blocchi, che smettono di dare diritto all’esonero. Un veicolo resta dunque soggetto al bollo che circoli o meno. In tal modo viene chiuso uno degli spiragli principali per ridurre o congelare la tassa sui veicoli fermi per debiti o sanzioni.

ANTA: archivio unico

La riforma rende, infine, operativo l’ANTA, Archivio nazionale delle tasse automobilistiche. Si tratta di una banca dati unica, gestita dal PRA (Pubblico Registro Automobilistico) attraverso l’ACI, che raccoglie tutte le informazioni sui veicoli soggetti a bollo in Italia. Nato da una legge del 2019 ma rimasto “transitorio” per anni, l’ANTA garantisce l’integrazione tra gli archivi regionali e semplifica controlli, trasferimenti e verifiche incrociate.

Il Comitato interregionale annuale fissa le regole di gestione, mentre l’ACI assicura l’aggiornamento e lo scambio di dati. Serve a ridurre errori, garantire pagamenti tracciati e velocizzare i controlli all’occorrenza. Di fatto, ogni bollo diventa monitorabile e difficile da evitare. La nuova banca dati nazionale stringe i controlli e riduce le scappatoie. Meglio arrivare preparati: sbagliare adesso vuol dire pagare di più dopo.

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