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Green Deal Ue, Salvini in Giappone rilancia i biocarburanti

Durante la sua missione in Giappone, Matteo Salvini — vicepremier e ministro dei Trasporti — si è seduto al tavolo con i dirigenti di Toyota e Honda per discutere del futuro della mobilità a basse emissioni. Dal confronto è emerso un timore comune: a Tokyo temono che il Green Deal europeo, troppo sbilanciato sull’elettrico, possa mettere in crisi i motori tradizionali e tagliare fuori altre tecnologie.

Il Green Deal preoccupa

L’Europa, intanto, mira a ridurre l’impatto ambientale per centrare l’obiettivo zero CO2 entro il 2050. Una delle mosse più discusse è lo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035, scelta per forzare la transizione verso le full electric. La Commissione Europea le considera, infatti, la principale soluzione per ridurre l’inquinamento generato dal settore delle quattro ruote. Tuttavia, la spinta ha suscitato diverse preoccupazioni, in quanto non considera la pluralità di piste percorribili.

L’esecutivo italiano ha sollevato dubbi sul fatto che il Green Deal non tenga conto delle conseguenze economiche su milioni di posti di lavoro legati alla meccanica tradizionale e alle tecnologie dei motori a combustione interna. Pur necessario per raggiungere gli obiettivi climatici, il processo potrebbe rivelarsi troppo unidimensionale e penalizzare comparti vitali.

Salvini crede nel potenziale dei biocarburanti avanzati, ritenuti uno strumento concreto per ridurre lo smog senza smantellare la filiera della meccanica tradizionale. Prodotti da materie prime rinnovabili o di scarto, questi carburanti possono alimentare i motori termici già esistenti, e generare così un abbattimento delle emissioni di CO2 paragonabile a quello dei veicoli elettrici, ma con un impatto minore sul piano industriale e occupazionale.

A detta di Salvini, vincolare la transizione a un solo sistema significa imporre una scelta commerciale ai cittadini e alle imprese, ignorando alternative sostenibili e penalizzando milioni di lavoratori. Non a caso, anche Toyota e Honda hanno confermato di guardare con interesse a questa strada, affiancandola a una strategia che preveda un mix di soluzioni: dall’ibrido all’idrogeno, fino al full electric.

Biocarburante come alternativa possibile

I vertici di Toyota hanno ribadito la volontà di perseguire la neutralità carbonica senza puntare esclusivamente su un’unica tecnologia. Con oltre 25.000 dipendenti diretti in Europa e più di un milione di veicoli venduti all’anno, il colosso nipponico ha confermato di voler investire su un approccio multistrato: vetture ibride, modelli a idrogeno, elettrici e motori alimentati a biocarburanti avanzati. Anche Honda ha espresso disponibilità a incrementare gli investimenti nel nostro Paese, sottolineando, però, che servono regole europee chiare e non penalizzanti per le tecnologie alternative all’elettrico. Se intende attrarre nuovi investimenti e difendere migliaia di posti di lavoro, l’Italia dovrà quindi muoversi nei prossimi mesi a livello normativo.

Resta da capire se la missione di Salvini in Giappone segnerà davvero un punto di svolta o se resterà un segnale politico destinato a scontrarsi con le scadenze già fissate a Bruxelles. Le Case giapponesi hanno aperto spiragli, tuttavia in assenza di un quadro legislativo favorevole il nostro Paese rischia di restare schiacciato tra dogmi ambientali e realtà produttive. La vera domanda è: l’Europa accetterà di negoziare, o la rotta è ormai stata tracciata?

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