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Autovelox, arriva la mappa ufficiale: cosa cambia per milioni di automobilisti

La presenza degli autovelox sulle strade italiane è da sempre un tema caldo, al confine tra sicurezza, trasparenza istituzionale e fiscalità. Gli automobilisti, non sempre consapevoli della collocazione di questi dispositivi, si ritrovano a fare i conti con sanzioni non sempre comprensibili, installazioni poco visibili o – nei casi più estremi – segnalazioni inesistenti. Con l’approvazione dell’emendamento al decreto Infrastrutture, proposto dalla Lega e votato il 10 luglio alla Camera dei Deputati, lo scenario potrebbe cambiare.

Un censimento nazionale per fare ordine

La decisione di mappare gli autovelox presenti sul territorio nazionale è una svolta normativa destinata a ridefinire il rapporto tra Stato e automobilista. Per farlo, il Governo ha incaricato tutti i 7.896 Comuni italiani di raccogliere e trasmettere informazioni su ogni dispositivo installato. Dati come la posizione esatta, la marca, il modello e la tipologia dell’apparecchio saranno centralizzati e pubblicati in un’unica piattaforma ufficiale gestita dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, liberamente consultabile online.

Dal punto di vista procedurale, un emendamento al decreto Infrastrutture firmato dalla Lega propone l’obbligo di effettuare un censimento completo degli autovelox presenti lungo tutta la rete stradale italiana. A gestire l’operazione sarà il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che raccoglierà le informazioni fornite dai Comuni per poi realizzare una pagina ufficiale dedicata dove saranno indicati posizione, tipologia e dettagli tecnici di ciascun rilevatore.

I tempi per la pubblicazione della mappa nazionale degli autovelox dipendono da diversi fattori, a partire dalle operazioni di raccolta e validazione dei dati, fino alla messa online sul portale ministeriale. Dopo il via libera ottenuto alla Camera dei deputati, il testo deve passare all’esame del Senato. Una volta approvato in via definitiva, il decreto verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Trascorsi i 15 giorni canonici dalla pubblicazione, la nuova normativa sarà operativa a tutti gli effetti.

Autovelox, tutor e nuove tecnologie: come sarà composta la mappa

Nel tessuto delle infrastrutture di rilevazione automatica non rientrano solo gli autovelox fissi. Negli ultimi anni si è assistito a una crescita delle tecnologie di controllo con l’introduzione di strumenti come i tutor per la velocità media, i semafori intelligenti, gli Scout Speed montati a bordo dei veicoli della polizia locale, e gli autovelox mobili utilizzati in modo itinerante. Secondo le stime più recenti, in Italia sono attivi oltre 11.000 dispositivi di rilevazione, pari a circa il 10% del totale mondiale.

Tutti questi strumenti dovranno essere inclusi nella mappa. Ecco quindi che ci si aspetta che il Ministero garantisca sistemi facilmente consultabili, aggiornati in tempo reale e dotati di filtri intelligenti per località, tipologia o status omologativo.

Sanzioni valide solo se il dispositivo è registrato

Entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, ogni Comune dovrà completare il censimento. In caso contrario, gli autovelox non registrati saranno considerati non utilizzabili e tutte le sanzioni eventualmente comminate tramite questi dispositivi non avranno valore legale. Si tratta di una clausola che introduce la responsabilità amministrativa precisa da parte degli enti locali.

In questo contesto la mappa ufficiale diventa una garanzia giuridica per il cittadino. Laddove un dispositivo non risulti inserito nella banca dati pubblica del Ministero, qualsiasi contestazione potrà essere opposta con concrete possibilità successo. Le amministrazioni comunali dovranno così rivalutare il sistema di gestione dei rilevatori, a cominciare da quelli mobili o semipermanenti che in alcuni casi avrebbero operato senza adeguate verifiche o tracciabilità.

Segnaletica più chiara: basta cartelli nascosti e messaggi vaghi

Il decreto Infrastrutture introduce anche regole più severe in materia di segnalazione preventiva. I cartelli che indicano la presenza di autovelox dovranno rispettare nuove distanze minime, fissate a 200 metri sulle strade extraurbane e a 75 metri su quelle urbane, e dovranno essere visibili, leggibili e non coperti da ostacoli, vegetazione o altre segnaletiche.

Viene inoltre eliminata la possibilità di utilizzare cartelli generici, come il celebre ma ambiguo “controllo elettronico della velocità”, quando non accompagnato da un’indicazione sulla distanza o sulla natura del dispositivo. Questa misura risponde alla logica di deterrenza trasparente perché obbliga le amministrazioni a garantire che l’automobilista sia messo in condizione di rispettare i limiti e non colto di sorpresa per motivi economici.

Resta aperta la questione omologazione

La norma non risolve tutti i nodi pendenti. Uno dei punti più delicati resta l’omologazione dei dispositivi, questione sollevata anche da una sentenza della Corte di Cassazione nel 2024, secondo cui una multa può essere ritenuta legittima solo se l’autovelox da cui deriva è stato omologato e non solo approvato dal Ministero. La differenza è sostanziale: mentre l’approvazione comporta una verifica minima dei requisiti di base, l’omologazione impone un iter tecnico con test che garantiscono la precisione del rilevamento e la conformità alle norme previste dal Codice della Strada.

In questo senso la mappa diventa anche uno strumento di controllo secondario perché permette ai cittadini di verificare dove si trovano gli autovelox e se rispettano gli standard normativi. Una funzionalità che potrebbe evidentemente aprire scenari nuovi sul fronte legale con migliaia di sanzioni contestabili senza un’omologazione conforme se non assente.

App, navigatori e Google Maps: le segnalazioni saranno ancora valide

Quale futuro allora per le app di navigazione come Google Maps, Waze, Apple Mappe o Coyote, strumenti già oggi in grado di segnalare in modo approssimativo la presenza di autovelox?

Google Maps, ad esempio, ha introdotto anche in Italia una funzione dedicata alla segnalazione degli autovelox, contrassegnata da una icona arancione. La copertura dei dispositivi lungo la rete stradale risulta però ancora parziale e gli aggiornamenti non sempre avvengono in tempo reale. Il sistema permette di individuare gli autovelox fissi, ma non è in grado di rilevare quelli mobili, come i dispositivi telelaser utilizzati dalle pattuglie della Polizia Stradale, che operano in maniera dinamica.

In base a quanto stabilito dall’articolo 45 del Codice della Strada, la normativa vieta però l’uso di dispositivi non approvati che possano interferire con il funzionamento della segnaletica stradale o degli strumenti di controllo della velocità. Tra gli apparecchi sotto osservazione rientra in particolare il jammer, un tipo di rilevatore radar capace di alterare il corretto funzionamento dei dispositivi impiegati dalle forze dell’ordine durante i controlli su strada.

Con l’introduzione della mappa istituzionale, queste applicazioni potrebbero però perdere parte della loro funzione d’allerta, ma restano comunque utili strumenti di prevenzione, soprattutto se integrate con i dati ufficiali del Ministero.

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