Negli ultimi mesi il tema degli autovelox è finito più volte sotto i riflettori, tra polemiche, ricorsi e prese di posizione che hanno fatto discutere dentro e fuori dalle aule dei tribunali. Una questione che non riguarda solo multe e verbali, ma che tocca da vicino milioni di automobilisti italiani. Al centro del dibattito anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che già a inizio anno aveva promesso una rivoluzione sulla gestione delle postazioni, accusate spesso di essere utilizzate come strumenti per fare cassa piuttosto che per salvaguardare davvero la sicurezza sulle strade.
Ora, con l’entrata in vigore della nuova legge 105/2025, arriva un passo concreto: parte ufficialmente il censimento nazionale degli autovelox. Non un semplice elenco, ma una piattaforma digitale centralizzata che vuole cambiare il modo in cui cittadini, amministrazioni e forze dell’ordine interagiscono con questi dispositivi. La novità si collega direttamente al caso di cui avevamo parlato solo pochi giorni fa, quando si ipotizzava addirittura lo stop per molti apparecchi fuori norma. Oggi, invece, il quadro diventa più chiaro.
Operazione trasparenza
Il cuore della legge è la creazione di una banca dati nazionale, accessibile a tutti e costantemente aggiornata. Una sorta di mappa consultabile da smartphone o computer, che renderà visibile a chiunque dove sono posizionati gli autovelox attivi. L’obiettivo dichiarato è semplice: trasparenza. Basta rilevatori nascosti o cartelli poco chiari che negli anni hanno alimentato la diffidenza degli automobilisti. Ora le regole cambiano: le pubbliche amministrazioni avranno 60 giorni di tempo per inserire nel portale tutte le informazioni sui dispositivi in loro gestione. Chi non rispetterà i tempi o non terrà aggiornati i dati, non potrà utilizzare quegli autovelox per registrare sanzioni.
Per i cittadini è una piccola rivoluzione. Conoscere in anticipo la collocazione delle postazioni fisse significa poter adeguare la propria condotta di guida con maggiore consapevolezza. Non si tratta di avvisare per eludere i controlli, ma di rafforzare il ruolo degli autovelox come strumenti di sicurezza stradale e non come fatturato per i comuni. Secondo quanto comunicato dal Mit, la piattaforma sarà di facile consultazione e integrata con i sistemi già utilizzati dalla Polizia Stradale e dalle amministrazioni locali. Insomma, una mappa in tempo reale che aiuterà a distinguere quali dispositivi sono effettivamente autorizzati e in funzione.
Omologazione, nessuna novità
Se la trasparenza compie un passo avanti, il capitolo sull’omologazione resta invece in sospeso. Negli ultimi mesi alcune sentenze della Cassazione avevano sollevato dubbi sulla corretta taratura degli autovelox, mettendo in discussione la validità delle multe in assenza di certificazioni adeguate. Eppure, la legge 105/2025 non entra nel merito. Nessuna norma specifica, almeno per ora, su verifiche più stringenti o standard tecnici da rispettare. Una scelta che lascia spazio a ulteriori ricorsi e contestazioni, alimentando un dibattito che probabilmente non si chiuderà qui.
Gli addetti ai lavori parlano già di una seconda parte della riforma, con nuovi decreti attesi nei prossimi mesi. L’obiettivo sarà quello di fissare criteri univoci di omologazione e controlli periodici più rigorosi, così da mettere fine a incertezze e polemiche. Perché senza la sicurezza dell’affidabilità tecnica degli strumenti, anche la più trasparente delle banche dati rischia di non bastare.
Un passo avanti, ma non l’ultimo
Il censimento nazionale degli autovelox segna un punto di svolta: mai prima d’ora i cittadini avevano avuto la possibilità di sapere con esattezza dove e come vengono monitorati i limiti di velocità. Un segnale di chiarezza che potrebbe restituire credibilità a un sistema spesso percepito come punitivo o semplicemente utile alle casse comunali. Resta però aperta la partita sull’omologazione, che rappresenta il tassello mancante per completare la riforma. Nel frattempo, un messaggio resta valido più che mai: i limiti vanno rispettati. Non solo per evitare multe o ricorsi, ma soprattutto per garantire la sicurezza di chi guida e di chi viaggia accanto a noi.
Gli autovelox, che piacciano o meno, continueranno a far parte del paesaggio delle nostre strade. La speranza è che da oggi lo facciano con maggiore trasparenza e fiducia reciproca tra chi guida e chi controlla.