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Aumento prezzo benzina, si registra il massimo da marzo: italiani colpiti

Per gli automobilisti italiani non c’è tregua, né sconti. Al contrario: la marcia al rialzo dei carburanti continua implacabile, in un autunno che assomiglia sempre più a un test di resistenza per famiglie, pendolari e imprese. La fotografia di questi giorni, scattata dalle rilevazioni del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e da Staffetta Quotidiana, parla chiaro: benzina e diesel sono tornati a livelli che non si vedevano da mesi. E il timore — concreto, reale — è che la corsa non sia affatto finita.

Benzina e diesel, i numeri aggiornati

Il prezzo medio nazionale della benzina self si attesta a 1,721 euro al litro, con un incremento lieve ma significativo rispetto alle precedenti rilevazioni. Un aumento apparentemente marginale, ma che si inserisce in una sequenza di rialzi ormai costante, scandita giorno dopo giorno come un metronomo che non concede pause. Più pesante la crescita del diesel, fissato a 1,685 euro al litro, un valore che rappresenta il massimo registrato negli ultimi otto mesi. Il gasolio, storicamente il carburante più esposto agli sbalzi della domanda industriale, conferma la propria fragilità e continua a trainare verso l’alto l’intero comparto.

Il capitolo dei prezzi al servito non offre alcun sollievo: 1,860 euro/litro per la benzina e 1,823 euro/litro per il diesel. Sulle autostrade, poi, il conto supera agevolmente la soglia psicologica dei 2 euro al litro, un macigno per chi è costretto a spostarsi quotidianamente o percorre tratte lunghe per lavoro. Anche gli altri carburanti non si salvano. Metano e GPL segnano aumenti più ridotti, ma comunque presenti: un segnale evidente che il comparto energetico si muove all’unisono nella stessa direzione, ovvero verso ulteriori rincari.

Perché i prezzi continuano a salire

Se le quotazioni internazionali dei prodotti raffinati si mantengono relativamente stabili, la domanda inevitabile è: cosa sta realmente spingendo i prezzi alla pompa? Le risposte principali sono due: geopolitica e incertezza. Il conflitto tra Russia e Ucraina, che continua a destabilizzare la sicurezza energetica europea, resta una delle variabili decisive. A questo si sommano le nuove previsioni dell’OPEC+, che hanno rivisto al ribasso la domanda mondiale di petrolio per il 2026.

Un dato che, lungi dal tranquillizzare i mercati, produce una reazione opposta: maggiore prudenza, minori scorte, oscillazioni più marcate nei prezzi. Si crea così un contesto in cui ogni segnale, ogni dichiarazione, ogni scostamento nelle aspettative globali si traduce immediatamente in ritocchi agli importi che gli italiani trovano quotidianamente alla pompa.

Le previsioni: non è detto che il peggio sia passato

Guardando ai prossimi giorni, la sensazione prevalente è tutt’altro che positiva. Gli analisti concordano sul fatto che il trend rialzista potrebbe proseguire ancora, sostenuto soprattutto dal diesel, tornato ora su livelli che non toccava dallo scorso marzo. La benzina segue la stessa traiettoria, collocandosi ai massimi da fine luglio.

Un altro segnale da non sottovalutare riguarda i maggiori marchi, che hanno già avviato nuovi aggiornamenti verso l’alto dei listini consigliati. Un indicatore chiaro: il settore non sta rispondendo a un episodio circoscritto, ma a una dinamica più profonda, strutturale. Sul territorio, intanto, continuano a emergere picchi sensibilmente più elevati rispetto alle medie nazionali, soprattutto nei distributori extraurbani e nelle tratte ad alto traffico. L’autunno dei carburanti, dunque, si conferma un percorso in salita. E mentre il Paese si prepara alle settimane più dense dell’anno, fra spostamenti, consumi e pianificazioni festive, arriva un brusco promemoria: il pieno costa di più, e potrebbe costare ancora di più domani.

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