La scena è più frequente di quanto di pensi: si arriva al casello autostradale e ci si accorge all’ultimo secondo di aver sbagliato corsia. Magari per aver imboccato il varco Telepass senza averlo oppure davanti alla colonnina sbagliata ci si innervosisce e l’istinto suggerisce di fare qualche metro di retromarcia per aggiustare il tiro. È esattamente la manovra da non fare. In ambito autostradale la retromarcia non è un errore di distrazione, ma una condotta che il Codice della Strada considera gravissima perché mette in pericolo non solo chi esegue la manovra, ma anche chi segue e chi sta arrivando nelle corsie accanto. Ed è una scelta che può costarti cara tra multe salate, decurtazione di punti, sospensione della patente e guai con l’assicurazione.
Cosa dice il Codice della Strada
Per capire perché la retromarcia al casello è vietata, bisogna partire dall’articolo 176 del Codice della Strada, che disciplina i comportamenti sulle autostrade e sulle strade extraurbane principali. Secondo la normativa in vigore, sulle carreggiate, sulle rampe e sugli svincoli è vietato invertire il senso di marcia così come effettuare la retromarcia, salvo le manovre strettamente necessarie all’interno delle aree di servizio o di parcheggio.
Il casello rientra a pieno titolo nel perimetro di queste regole perché si trova nella zona di ingresso o uscita dalla carreggiata autostradale. In pratica nel momento stesso in cui si imbocca una corsia di casello autostradale, il Codice della Strada considera il guidatore dentro un’area in cui la marcia indietro è vietata, a prescindere dalla velocità, dalla presenza di altre auto o che sembri una manovra innocua di pochi metri. La legge non guarda alle intenzioni, ma al rischio oggettivo che quella condotta genera.
Le sanzioni economiche e gli altri rischi
Sul fronte delle multe, i numeri bastano da soli a spiegare perché la retromarcia al casello è una pessima idea. La sanzione amministrativa va da un minimo di 430 euro fino a un massimo di 1.731 euro, con un aumento di un terzo se la violazione viene commessa nella fascia oraria tra le 22 e le 7.
Il prezzo da pagare però non si esaurisce nella multa. La retromarcia in autostrada comporta anche una sanzione accessoria sul fronte della patente: vengono infatti decurtati 10 punti in un colpo solo.
Per chi ha già accumulato altre infrazioni e si trova sotto la soglia dei 20 punti, questa decurtazione può far scattare anche la sospensione della patente con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di lavoro, famiglia e mobilità quotidiana. Le disposizioni ricordano che in presenza di un patrimonio punti ridotto un taglio di questa entità può far scattare la revisione o la sospensione del titolo di guida.
Quando la manovra diventa inversione
C’è poi un livello successivo: quando quella che nasce come retromarcia si trasforma di fatto in inversione di marcia o in attraversamento dello spartitraffico nel tratto antistante il casello. In queste ipotesi non siamo più nell’ambito della retromarcia vietata, ma si ricade nel divieto di inversione di marcia in autostrada, sempre previsto dall’articolo 176. In questo caso, le sanzioni lievitano in maniera drastica: le fonti più aggiornate indicano un range che va da 2.046 a 8.186 euro, con la possibilità di revoca della patente e fermo amministrativo o confisca del veicolo nei casi più gravi o in caso di reiterazione. In pratica, la scena dell’auto che retrocede e poi si infila nella corsia accanto o fa una sorta di U davanti alle barriere, è quanto di più lontano ci sia da una furberia per risparmiare tempo. È una manovra che il Codice della Strada considera tra le più pericolose e la risposta sanzionatoria è tarata di conseguenza.
Tamponamenti, urti laterali e incidenti a catena
Dietro la severità delle sanzioni c’è il motivo che la retromarcia al casello è una manovra che altera completamente le dinamiche di sicurezza di un contesto già delicato. All’ingresso o all’uscita dell’autostrada, i veicoli si dispongono in corsie parallele, anche con visibilità ridotta lateralmente e con una componente di attenzione concentrata sulla colonnina di pagamento, sul Telepass, sulle sbarre. Inserire in questo scenario un’auto che all’improvviso inizia a muoversi all’indietro significa creare un pericolo immediato per chi sopraggiunge dietro, magari distratto dal portafoglio o dalla scelta della corsia.
Una distrazione minima, una frenata in ritardo o un colpo di sterzo improvviso per trasformare una retromarcia in un tamponamento o in un urto laterale, con possibili incidenti a catena tra più vetture. Se poi le condizioni di luce sono scarse, se piove o se il fondo è viscido si riduce il margine di recupero. E il punto è che tutto questo viene innescato da una scelta che il Codice della Strada considera evitabile.
Cosa fare se si sbaglia corsia
Cosa fare allora se l’automobilista sbaglia corsia? La risposta è sorprendentemente semplice: non muoversi all’indietro. Se ci si trova nel varco sbagliato, bisogna restare fermi, raggiungere la colonnina e utilizzare il pulsante di assistenza o l’interfono per parlare con l’operatore. Nel caso ci si trovi per errore in una corsia Telepass senza avere il dispositivo o c’è un problema con il metodo di pagamento, l’operatore può registrare la situazione, aprire la sbarra e indicare come regolarizzare il pedaggio. Viene chiesto di compilare un modulo, pagare successivamente o seguire una procedura online di convalida.
Molti automobilisti giustificano la retromarcia al casello con la convinzione “ho controllato, dietro non c’era nessuno”. È una percezione illusoria perché l’avvicinamento al casello avviene in pochi secondi e la presenza di corsie parallele, pilastri e barriere limita la visibilità. Un’auto può arrivare da lontano, rallentare e mettersi in fila mentre il guidatore p concentrato sulla manovra, senza che se ne accorga in tempo.
Chi arriva alle spalle non si aspetta che un veicolo inizi a fare marcia indietro: la sua attenzione è focalizzata sulla distanza dalla sbarra, sul pagamento, sulla scelta della corsia e non su un comportamento controintuitivo come una retromarcia. Per questo il Codice della Strada non lascia margini interpretativi: non sta all’automobilista decidere se è sicuro o no fare retro, semplicemente non è consentito.
Mezzi di servizio e unica eccezione
L’articolo 176 prevede una sola eccezione al divieto, e riguarda i veicoli di servizio dell’autostrada o di emergenza, come mezzi di soccorso e manutenzione. In presenza di autorizzazione dell’ente proprietario, e solo quando ci siano esigenze di servizio, questi veicoli possono derogare ai divieti di retromarcia, sosta in corsia di emergenza e altre limitazioni.
Per tutti gli altri utenti la regola è assoluta. Il fatto che un carroattrezzi, un mezzo di Autostrade o un’ambulanza possano muoversi in retro in prossimità dei caselli non è un precedente che autorizza lo stesso comportamento da parte di un veicolo privato. Sono manovre gestite in condizioni controllate, comunicate alla centrale operativa, scortate o effettuate con la strada temporaneamente protetta.