Si muoveva con la sicurezza di chi si sentiva invincibile. Niente poteva andare storto, o così pensava lui, un sessantenne beccato a Torino mentre stava mettendo a segno l’ennesima truffa del falso pedone investito sul malcapitato di turno. Stavolta, però, gli è andata male: qualcuno lo ha visto e ora potrà riflettere a fondo sulla portata delle proprie azioni, anche se è già tornato in libertà.
Come funzionava il raggiro
L’uomo, residente del capoluogo piemontese con precedenti per fatti simili, agiva indisturbato tra corso Bolzano e corso Vittorio Emanuele II dopo essere finito dietro le sbarre a giugno per lo stesso raggiro, ma a quanto pare la lezione non era servita. Anzi, aveva ripreso esattamente da dove aveva lasciato, convinto che fosse giusto una questione di individuare il conducente più vulnerabile. Da mesi, però, le segnalazioni si stavano accumulando, perciò il reparto operativo speciale della Polizia locale aveva deciso di smettere di aspettare e iniziare a osservare. Quel pomeriggio, gli agenti lo hanno seguito senza intervenire, lasciandolo fare: volevano vedere tutto.
Prima si è toccato il ginocchio, come se fosse stato colpito da un dolore improvviso, dopodiché si è sistemato tra i veicoli in sosta, in attesa del momento propizio per uscire allo scoperto, giunto al lento passaggio di una piccola utilitaria. L’uomo ha sferrato un calcio secco alla parte posteriore della carrozzeria, poi ha iniziato a zoppicare e inveire, in modo da fermare l’attenzione del guidatore, che si è fermato al semaforo poco più avanti.
La messa in scena è partita come sempre: finto investimento sulle strisce, finte urla disperate, la richiesta di un passaggio in auto. Non smetteva di parlare, quando ha lamentato i pantaloni rovinati, acquistati – a suo dire – il giorno prima e avanzato la pretesa di 140 euro per evitare guai peggiori.
L’intervento della Polizia locale, l’arresto e il rilascio
Ancora sotto stato di choc, l’automobilista ha ceduto al truffatore, sceso dal mezzo con le banconote in tasca, compiaciuto del bottino appena arraffato e ignaro dell’imminente colpo di scena. Ad aspettarlo non c’era un’altra vittima, bensì la pattuglia, che nel frattempo non gli aveva mai tolto gli occhi di dosso.
Gli agenti lo hanno fermato subito e il conducente dell’utilitaria ha confermato la ricostruzione dei fatti, dalla richiesta di denaro alla pressione psicologica ricevuta, da qui la querela presentata sul posto, la restituzione dei 140 euro indebitamente sottratti e il trasporto del sessantenne negli uffici della Polizia locale, dove la perquisizione ha fatto saltare fuori anche una spugnetta, uno “strumento del mestiere”, utile a simulare ferite e contusioni inesistenti. A conti fatti, sembrano esserci i presupposti di una truffa ripetuta, collaudata nel corso del tempo, e non di una “bravata” improvvisata.
Il sessantenne è già a processo per episodi analoghi. In tribunale, nell’udienza di convalida e direttissima di giovedì 11 dicembre, il giudice ha disposto per lui l’obbligo di firma e il successivo ritorno in libertà. La reclusione in carcere è stata solo di pochi giorni, seguiti da una misura cautelare, sperando che l’uomo metta finalmente la testa a posto.