Spesso la questione delle accise su benzina e diesel è al centro del dibattito politico. In particolare negli ultimi anni si è di frequente discusso delle mosse future che lo Stato dovrà affrontare, visto che l’obiettivo è quello di far sparire gradualmente gli attuali carburanti per sostituirli con l’elettrico e altri a impatto zero. Per il momento però c’è da gestire l’equilibrio che intercorre tra benzina e diesel e per questo motivo si è deciso di modificare le accise.
Nello specifico, nella serata del 14 maggio, con un decreto interministeriale firmato dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e da quello dell’Economia Giancarlo Giorgetti, insieme ai colleghi delle Infrastrutture e trasporti Matteo Salvini e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, si è data attuazione a uno dei decreti delegati della riforma fiscale. In particolare quello riguardante la revisione delle accise.
Cosa cambia
Grazie a questa novità le accise del diesel aumenteranno di 1,5 centesimi di euro al litro, mentre quelle della benzina diminuiranno dello stesso costo. A questo punto c’è da capire come reagiranno le varie compagnie a questa modifica e se decideranno di dare una sterzata ai propri prezzi e in che misura. Il decreto è in vigore da giovedì 15 maggio e riallinea in questo modo le accise: 71,34 centesimi di euro a litro per la benzina e 63,24 centesimi di euro a litro per il gasolio. Prima di questo intervento invece l’aliquota era: 72,84 centesimi di euro per litro per la benzina e 61,74 centesimi di euro per litro per il diesel.
Grazie a questa nuova riforma si punta a riavvicinare gradualmente il prelievo sui due tipi di carburante nell’arco dei prossimi 5 anni. L’obiettivo principale in ogni caso è quello di eliminare i cosiddetti sussidi ambientalmente dannosi e quindi il vantaggio fiscale sul diesel. Questo perché banalmente il gasolio è più inquinante. Il maggior gettito derivante da questa modifica, invece, verrà utilizzato per il trasporto pubblico locale.
Che futuro ci aspetta
A questo punto bisognerà capire poi quale direzione deciderà di intraprendere l’Europa sul fronte della transizione ecologica. Negli ultimi anni si è spinto tantissimo sull’elettrico, ma negli ultimi mesi più di una crepa si è venuta a creare nelle convinzioni di molti Paesi dell’Ue. Questo sta spingendo il vecchio continente a valutare seriamente l’ipotesi di lasciare in vita anche l’ibrido oltre la data del 2035, annata da sempre indicata per la morte definitiva dei motori termici.
A prescindere da questa ipotesi però si lavora anche su altri fronti. Come sappiamo, infatti, l’obiettivo dell’Ue è quello di azzerare le emissioni del parco auto circolante. Per fare ciò però non esiste solo l’elettrico come tecnologia, ma anche altre soluzioni. Una di queste è sicuramente l’idrogeno, che alcuni colossi come Toyota già stanno sperimentando da tempo. C’è poi l’ipotesi dei biocarburanti, tra le altre cose caldeggiata proprio dal governo italiano, che potrebbe offrire un’ulteriore soluzione a questo problema. Negli ultimi anni la sensibilità mondiale nei confronti dell’ecologia è notevolmente aumentata e anche l’universo automobilistico non è potuto restarne indifferente. Al netto della questione carburanti, infatti, di recente, sempre più spesso le varie Case cercano di essere eco-friendly attraverso l’utilizzo di materiali riciclati per le proprie vetture.