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Auto usata importata: come verificare il chilometraggio ed evitare truffe

L’acquisto di un’auto usata importata è in genere motivato dal prezzo competitivo e dall’equipaggiamento più ricco rispetto a quanto offerto dal mercato interno. Proprio questo segmento nasconde però una delle insidie più diffuse e subdole: la falsificazione del chilometraggio.

A livello europeo, secondo diverse analisi condotte da portali specializzati, oltre un veicolo su sette proveniente dall’estero presenta un contachilometri manomesso. Il fenomeno è particolarmente frequente nei passaggi di proprietà tra più Paesi perché il veicolo perde parte della propria tracciabilità e la documentazione può risultare lacunosa, incompleta o facilmente manipolabile.

In Italia, il problema assume proporzioni ancora più ampie quando l’auto proviene da mercati con standard meno rigidi nella gestione dei registri di revisione, come alcuni Paesi dell’Est Europa o della penisola iberica.

Quando i numeri non tornano, perché il chilometraggio viene manomesso

La riduzione del numero di chilometri indicati dal contachilometri permette ai venditori disonesti di far apparire un veicolo più giovane e meno sfruttato con l’obiettivo di gonfiare il prezzo di vendita e renderlo più appetibile.

Un’auto con 180.000 chilometri reali può diventare improvvisamente più nuova se il display ne mostra 95.000, e questo trucco può far lievitare il valore anche del 25-30%. Non si tratta solo di un inganno economico: l’acquirente viene privato delle informazioni sulla reale usura meccanica e sulla vita utile residua del mezzo. Un motore con oltre 200.000 km ha esigenze diverse da uno che ne ha percorsi la metà sia in termini di manutenzione sia di affidabilità generale.

Nel nostro ordinamento, la manomissione del contachilometri costituisce un illecito penale. Ai sensi dell’articolo 640 del Codice Penale, rientra nel reato di truffa aggravata, soprattutto se accompagnata dalla falsificazione di documentazione o dalla simulazione di revisioni. La normativa europea impone quindi agli Stati membri l’obbligo di prevenire e punire le frodi legate al chilometraggio con obblighi precisi in fase di revisione e in sede di esportazione.

Il meccanismo sanzionatorio diventa efficace se il reato viene denunciato e documentato, cosa che avviene in pochi casi per mancanza di consapevolezza o in alcune circostanze per timore delle spese legali.

Da dove arriva il rischio, importazione e lacune nei controlli europei

Non tutti i Paesi europei hanno lo stesso rigore nel monitorare e conservare i dati sul chilometraggio. In alcuni Stati, le revisioni non sono registrate in modo digitale o i database non sono accessibili agli altri Paesi membri.

Questo crea una zona grigia in cui è più facile intervenire manualmente sulla strumentazione senza timore di essere scoperti. Germania, Belgio e Paesi Bassi sono considerati mercati affidabili mentre le vetture provenienti da Paesi meno regolamentati possono più facilmente presentare anomalie. Quando un’auto ha origine estera è consigliabile rivolgersi a provider internazionali che offrono report completi con l’incrocio di dati da più fonti.

Come si può scoprire la verità, la tracciabilità digitale dei chilometri

Uno degli strumenti a disposizione dei cittadini è il Portale dell’Automobilista, messo a disposizione dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. All’interno di questo spazio web, nella sezione relativa alle revisioni, è possibile consultare i chilometraggi registrati durante i controlli periodici, a partire dal 2018.

Inserendo il numero di targa, chiunque può confrontare i dati delle revisioni con quanto dichiarato dal venditore. Se emerge un’inversione di tendenza ovvero una riduzione del numero di chilometri rispetto alla revisione precedente, siamo davanti a una prova di manomissione.

Ogni officina autorizzata, sia italiana che europea, è tenuta a registrare la data e il chilometraggio durante gli interventi di manutenzione programmata. La richiesta dello storico dei tagliandi può quindi rivelarsi un’arma per smascherare eventuali incongruenze.

Se ad esempio un’auto ha ricevuto un cambio olio a 120.000 chilometri due anni fa e oggi viene proposta con soli 85.000 chilometri indicati, è evidente che qualcosa non torna. Anche le ricevute di manutenzione, le timbrature sul libretto di uso e manutenzione e gli adesivi applicati nei vani porta motore sono fonti che raccontano la vera storia di un’auto, a patto che siano originali e non ricostruiti ad arte.

Molti acquirenti si concentrano solo sul numero mostrato dal contachilometri, dimenticando che un’analisi degli interni e della carrozzeria può rivelare molto di più. Una vettura che dichiara meno di 100.000 chilometri ma presenta sedili consumati, volante lucido, pedali lisci o tasti scoloriti, è probabilmente stata utilizzata ben oltre quanto indicato. Anche il tipo di usura dei dischi freno, dei pneumatici e dei fari può fornire elementi utili per stimare una percorrenza compatibile con quella reale. Il confronto tra l’aspetto generale dell’auto e i chilometri dichiarati dovrebbe sempre insospettire, soprattutto quando si osserva una evidente discrepanza tra estetica e dichiarazioni.

Anche l’acquisizione di una visura Pra all’Aci consente di ottenere informazioni sulla storia del veicolo. Oltre a verificare la proprietà effettiva e i passaggi di mano, la visura può contenere dettagli sui chilometri rilevati in sede di revisioni, passaggi di proprietà e importazione.

Se un’auto ha cambiato più proprietari in pochi mesi o proviene da un Paese in cui il tracciamento è meno rigido, l’attenzione deve aumentare. Anche la presenza di un fermo amministrativo o di un precedente incidente può suggerire che il chilometraggio sia stato manipolato per aumentare il valore residuo, pur in presenza di danni strutturali.

Il controllo elettronico, cosa può fare la diagnostica OBD

Uno strumento tecnologico a disposizione anche dei privati è il lettore OBD, che può essere collegato alla porta diagnostica dell’auto per accedere a informazioni immagazzinate nella centralina elettronica. Alcuni modelli memorizzano i chilometraggi non solo nel display principale ma anche in sezioni meno accessibili del software, dove le manipolazioni sono più difficili da realizzare senza lasciare tracce.

L’utilizzo di un’app connessa al lettore consente di confrontare i dati della centralina con quelli dichiarati. Se emergono incongruenze l’acquirente ha una base tecnica per rifiutare l’acquisto o chiedere chiarimenti formali.

Truffa scoperta, cosa fare e come ottenere giustizia

Se si scopre che l’auto acquistata ha un chilometraggio alterato, si può procedere con una denuncia per truffa e con la richiesta di annullamento del contratto. La strada più efficace è agire subito, ben ricordando che è importante conservare ogni documento, ricevuta e dichiarazione scritta.

Se l’acquisto è avvenuto tramite concessionario, vale anche la garanzia legale di conformità prevista dal Codice del Consumo. In alternativa si può chiedere una riduzione del prezzo o un risarcimento per danno patrimoniale e morale, così da dimostrare che il valore dell’auto era inferiore a quello pagato in base alle false dichiarazioni.

Nel mercato dell’usato importato, la miglior arma per difendersi è la conoscenza. Chi acquista farebbe bene a prendersi il tempo per controllare, confrontare, chiedere prove e documenti. Anche una semplice telefonata all’officina che ha eseguito i tagliandi può chiarire molti dubbi. La fretta è la complice migliore dei truffatori, mentre un approccio critico e informato mette in difficoltà anche il venditore più esperto.

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