Notizie

Autovelox a rischio spegnimento: cosa sta accadendo

Le strade italiane potrebbero essere colpite da una rivoluzione inattesa e, per certi versi, paradossale. Entro settembre, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) renderà operativa sul proprio sito istituzionale una piattaforma dedicata alla mappatura degli autovelox, quelli fissi e mobili disseminati lungo migliaia di chilometri d’asfalto del nostro Stivale.

Sarà una specie di censimento nazionale di questi apparecchi nati per garantire la sicurezza stradale, come deterrente all’alta velocità. Dunque, una sorta di anagrafe digitale che metterà ogni dispositivo sotto esame: marca, modello, localizzazione, ma soprattutto conformità e omologazione. Per gli enti locali ci saranno sessanta giorni di tempo per comunicare i dati. Chi non lo farà, dovrà spegnere tutto.

Il Codacons lancia l’allarme

A fare da detonatore a questo scenario da resa dei conti è stato il Codacons, che ha acceso i riflettori su un paradosso tutto italiano: una legge già in vigore, un obbligo già sancito, ma nessuno strumento per ottemperarvi. Manca, infatti, il decreto attuativo che deve fornire ai Comuni il famigerato “modulo digitale”. Il termine per pubblicarlo? Il 19 agosto. Se non arriverà, dal 18 ottobre scatterà il cortocircuito: tutti gli autovelox non censiti dovranno essere disattivati, indipendentemente dall’omologazione o dalla posizione.

Una situazione surreale, definita dal Codacons come “assurda e paradossale”, ma che affonda le radici in una vicenda ormai lunga sedici mesi, da quando la Cassazione, nell’aprile 2024, ha sentenziato la nullità delle multe elevate da apparecchi approvati ma non omologati. Una distinzione che ha mandato nel caos migliaia di ricorsi, ma soprattutto ha aperto la strada a una sfiducia crescente verso gli strumenti di controllo.

Il Mit risponde: “Operazione verità”

Il ministero, guidato da Matteo Salvini, non resta in silenzio. Anzi, rilancia. Questa, dicono dal dicastero, non è una resa. È una “straordinaria operazione verità”, necessaria per mettere ordine in una giungla dove da anni regna l’opacità. Nessuno, fino a oggi, ha mai saputo con esattezza quanti siano davvero gli autovelox attivi, dove si trovino e, soprattutto, se siano tutti conformi alla normativa vigente.

L’obiettivo non è quello di smantellare il sistema, ma di ripulirlo dalle sue distorsioni, da quegli apparecchi usati più per far cassa che per tutelare la sicurezza. “Non saranno tollerati dispositivi fuori norma”, ribadiscono dal ministero, sottolineando come questa iniziativa miri a garantire l’efficacia e la trasparenza, non a eliminare il controllo. Ma la promessa è una: chi gioca sporco, esce di scena.

Uno scenario assurdo

Nel frattempo, però, l’estate scorre tra i cartelli bianchi e neri che annunciano limiti temporanei, postazioni mobili, occhi elettronici puntati sull’asfalto rovente. Gli italiani, in viaggio verso le vacanze, attraversano un Paese dove – secondo i dati del Codacons – quasi il 60% degli autovelox fissi e oltre il 67% di quelli mobili non sarebbero in regola. Apparecchi installati prima del 2017, anno spartiacque per l’omologazione, o mai sottoposti ai controlli dovuti. Eppure, continuano a emettere sanzioni, alimentando un fiume di ricorsi, contenziosi e confusione.

C’è chi grida allo scandalo, chi intravede l’ennesima occasione mancata, e chi spera in un nuovo patto tra automobilista e istituzione, dove la regola non sia più trappola, ma garanzia di giustizia. Di certo, la scadenza del 19 agosto sarà un bivio: o il ministero pubblica il modulo e avvia la grande revisione, o l’Italia rischia davvero di restare senza occhi elettronici. Almeno per un po’.

To top