È arrivato come un re, in rosso fiammante. In mezzo a una folla di adolescenti in visibilio, lungo una strada pedonale dove le auto non dovrebbero nemmeno avvicinarsi. Baby Gang, nome d’arte di Zaccaria Mouhib, ha deciso di fare il suo ingresso al Carroponte di Sesto San Giovanni come si entra in un’arena: con il rombo di una Ferrari e gli occhi addosso. Missione compiuta. Per pochi minuti, il mondo si è fermato. Tutti con lo smartphone in mano. Ma poi — come spesso succede quando la realtà prova a imitare i videoclip — è esploso il caos.
Lo sputo dello steward e l’inizio del parapiglia
Una supercar da oltre 200.000 euro, la Ferrari F8 Tributo, già al centro di un clamoroso furto a Malpensa, si è fatta strada tra decine di fan agitati. Gli steward cercano di tenerli a bada, ma è come tentare di fermare un’onda con le mani nude. La tensione è già alta quando succede l’imprevisto: uno steward — per cause non ancora chiarite — sputa nella direzione del rapper. Un gesto folle, equivalente in un contesto simile a gettare benzina sul fuoco. Gli amici di Baby Gang si avventano verso lo steward, qualcuno lo trattiene, qualcun altro lo insulta. La folla rumoreggia. I poliziotti si muovono. Ed è a questo punto che la situazione esplode davvero.
Nel parapiglia che segue, si fa avanti lui: Neza, 21 anni, rapper anche lui, originario di Legnano e membro dell’entourage di Baby Gang. Vede gli agenti che si avvicinano a Baby, capisce che la cosa può degenerare, e decide di intervenire. Ma esagera. Non una parola, non una mediazione. Parte diretto con calci e pugni. Colpisce almeno due agenti, tentando di “difendere” l’amico. Inevitabile l’arresto. Lo ammanettano e lo portano via. Nemmeno quarantotto ore dopo, Neza è già davanti a un giudice: processo per direttissima, patteggiamento, condanna a un anno per resistenza a pubblico ufficiale aggravata dal fatto che tutto è avvenuto in un luogo aperto al pubblico. Fine della corsa, almeno per ora.
Ringraziamenti alla Polizia
Il concerto, nonostante il focoso ‘fuori programma’, si fa. Baby Gang sale sul palco, si esibisce anche con Nicky Jam e Mora, esegue il compito. Il giorno dopo, anzi poche ore dopo, arriva, però, la frase più assurda: “Baby Gang che ringrazia la polizia è la cosa più inaspettata di sempre”. Parole sue, scritte su Instagram. Un modo un po’ ironico, un po’ sincero, per riconoscere che forse — senza l’intervento delle Forze dell’Ordine — la serata sarebbe finita peggio. Magari con feriti, o peggio ancora.
Non è la prima volta che Baby Gang finisce al centro di una bufera (in passato destò scalpore con la sua Lamborghini), e probabilmente non sarà l’ultima. Ma questo episodio accende le discussioni. Racconta di un clima teso, di una distanza enorme tra regole e spettacolo, tra realtà e show. E di una generazione che vive il confine tra palco e strada senza più distinguerlo. Dove il concerto diventa improvvisamente teatro di una rabbia serpeggiante. E quella Ferrari, parcheggiata in mezzo alla folla, resta l’immagine simbolo di una serata impossibile da dimenticare. Sotto ogni punto di vista.