Nel gioco spietato delle guerre commerciali, il settore automobilistico si trova spesso nel ruolo del bersaglio grosso. E quando a muovere le pedine è un presidente come Donald Trump, abituato a usare i dazi come arma di pressione, il prezzo da pagare può diventare salatissimo. Ne sa qualcosa BMW, che secondo le recenti stime, starebbe perdendo 10 milioni di euro al giorno per i dazi imposti dal presidente americano.
Un macigno che quotidianamente si abbatte sui conti della Casa di Monaco e più in generale di tutta l’industria dell’auto tedesca. Anche Mercedes-Benz e Volkswagen si trovano nella stessa situazione, colpite da un sistema tariffario che penalizza le auto tedesche, nonostante queste vengano in gran parte prodotte direttamente in territorio americano. Se infatti la Corte del Commercio Internazionale di New York ha dichiarato nulli i dazi imposti dal governo, le stringenti tasse del settore rimangono in vigore, compresi i dazi doganali su automobili, acciaio e alluminio.
Le trattative sono in corso
Uno spiraglio di luce sembra però emergere da questa situazione. Dietro le quinte i colloqui si fanno intensi tra il segretario al commercio degli Stati Uniti Howard Lutnick e i vertici di BMW, Mercedes e Volkswagen. A quanto comunicato dall’amministratore delegato di BMW Oliver Zipse, sembrerebbe trapelare un certo ottimismo, con buone possibilità che gli aumenti tariffari siano temporanei e che i dazi diminuiscano già da luglio.
L’idea si basa sulla compensazione di import ed export dei prodotti tedeschi sul mercato americano che possa attenuare il colpo dei dazi. In sostanza, i costruttori riceverebbero degli incentivi legati al numero di auto prodotte negli Usa ed esportate verso altri mercati internazionali. Incentivi che potrebbero essere usati per pareggiare i dazi sulle auto importate dalla Germania. Una proposta che si pensa possa far gola a Trump, da sempre orientato a una politica di riequilibrio della bilancia commerciale e contrario a quei flussi che, secondo la sua visione, danneggiano l’economia americana.
L’auspicio dei costruttori è che l’accordo arrivi già il mese prossimo. Ma sarà necessario, con ogni probabilità, mettere sul piatto nuovi investimenti sul suolo americano. In una partita dove si gioca sul filo dei miliardi, restare fermi non è un’opzione. Anche perché ogni giorno perso, per qualcuno, significa 10 milioni di euro che se ne vanno in fumo.
Investimenti importanti dalla Germani all’America
Negli anni i grandi marchi tedeschi hanno investito miliardi di dollari negli Usa, creando migliaia di posti di lavoro e costruendo stabilimenti che sono veri e propri pilastri industriali. La maggioranza dei veicoli venduti sul suolo americano viene infatti prodotta in loco.
Per dare un’idea concreta: lo stabilimento BMW di Spartanburg, con oltre 743.000 metri quadrati di superficie, impiega circa 11.000 persone e ha già prodotto più di 7 milioni di veicoli. Nel solo 2023 ne ha costruiti 400.000, di cui ben 225.000 destinati all’export verso 120 paesi. Mercedes, con il suo impianto in Alabama attivo dal 1997, ha raggiunto i 4 milioni di veicoli costruiti, tra cui modelli chiave come GLE, GLS, EQE SUV ed EQS SUV. Volkswagen, infine, con il sito di Chattanooga ha assemblato nel 2023 circa 175.000 veicoli, inclusi Atlas, Atlas Cross Sport e ID.4.