Notizie

Colonnine auto elettriche, a che punto siamo in Italia? Forse (e finalmente) qualcosa si muove

Il futuro dell’automotive sembra dover essere a zero emissioni e questo diktat imposto da Bruxelles sta creando delle spaccature in Unione Europea inedite. Il Vecchio Continente sta viaggiando a due velocità con una zona meridionale sempre meno coinvolta nel settore green. I player dell’industria dell’automotive 2.0 chiedono un maggior coinvolgimento di istituzioni e stakeholder per supportare la crescita.

In base a uno studio trimestrale di Motus-E, al 30 settembre 2025 nel Belpaese ci sono 70.272 punti di ricarica a uso pubblico, in crescita di 2.711 unità nel terzo trimestre dell’anno e di 9.933 unità nei 12 mesi. Un dato che sembra positivo, ma il ritardo rispetto alle realtà europee più evolute è notevole. Andando ad analizzare il numero di colonnine installate sulla rete autostradale è emerso che ci sono 1.274 (dai 1.057 registrati al 30 settembre 2024), di cui l’86% è di tipo veloce in corrente continua e il 63% supera i 150 kW di potenza. Se la quota di EV sul nostro territorio andasse ben oltre il misero 5% attuale vi sarebbero seri problemi a trovare un punto di ricarica disponibile. L’indice delle aree di servizio autostradali dotate di infrastrutture di ricarica si attesta al 48%.

Il report sulle Regioni

La Lombardia vanta il primo posto per punti di ricarica installati nella Penisola (14.242 punti, +2.255 nell’ultimo anno), seguita da Lazio (7.447 punti, +1.230 negli ultimi 12 mesi) e Piemonte (6.777 punti, +742). Giù dal podio il Veneto (6.408 punti, +718 rispetto al 2025) e l’Emilia-Romagna (5.489, +543). La classifica delle Province, invece, pone Roma sul primo gradino per colonnine pubbliche (5.881 punti, +962 negli ultimi 12 mesi), seguita da Milano (4.970 punti, +971), Napoli (3.120 punti, +241), Torino (3.075 punti, +324) e Brescia (1.843 punti, +79).

Segnali positivi, in una fase di boom degli incentivi, ma non sarà facile uniformarsi ai Paesi del Nord Europa. La Norvegia vanta il 95% di auto full electric. In Italia manca quella cultura del bene pubblico e sono tanti gli episodi di vandalismo a infrastrutture poste in città. Inoltre, il nostro vetusto tessuto urbano rende molto difficile l’installazione di vaste aeree di ricarica. C’è anche una mentalità che osteggia le novità full electric per ragioni di prezzo. La maggior parte delle EV ha un costo base proibitivo e i costi dell’energia sono elevati nel Belpaese. Nonostante le difficoltà con cui è costretta a misurarsi la filiera nostrana ci sono stati dei piccoli passi in avanti.

Crescita green certificata

Per continuare un percorso virtuoso è stata annunciata l’iniziativa ‘Ricaricare l’Italia: manifesto per un’infrastruttura strategica per il Paese’, con una piattaforma condivisa con Istituzioni e imprese allo scopo di centrare gli obiettivi dell’Italia nell’epocale transizione tecnologica che attende il settore dei trasporti. Il presidente di Motus-E, Fabio Pressi, ha dichiarato:

“La rete di ricarica italiana ha messo a segno l’ennesimo significativo passo avanti, ma per gli operatori sostenere questa crescita sta diventando sempre più complicato. L’obiettivo di Istituzioni, industria automotive e mondo dell’energia è dotare l’Italia di un network di ricarica sempre più capillare e conveniente, ma gli operatori del settore, dopo oltre 1,8 miliardi di investimenti effettuati, devono essere messi in condizione di poter proseguire e accelerare lo sviluppo di questa infrastruttura altamente strategica, con un maggiore coinvolgimento di tutti gli attori interessati”.

To top