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Dazi, Trump allenta la morsa sui costruttori americani

Donald Trump fa un passo indietro sui dazi e tende la mano all’industria automobilistica americana. Il presidente degli Stati Uniti, in visita ufficiale a Detroit, ha annunciato la firma imminente di un ordine esecutivo che alleggerisce in modo significativo l’impatto delle tariffe sulle attività dei costruttori nazionali. Il provvedimento prevede il mantenimento dell’aliquota del 25% sull’importazione di veicoli assemblati all’estero, ma introduce importanti esenzioni su altre voci critiche, tra cui i dazi su componenti, acciaio e alluminio, elementi centrali per le catene di approvvigionamento del settore.

Un patto coi player dell’auto americana

La decisione arriva dopo settimane di colloqui serrati tra l’amministrazione Trump e i vertici dell’industria automobilistica, da tempo preoccupati per le ricadute economiche del nuovo regime doganale introdotto il 2 aprile scorso. I costruttori avevano lanciato l’allarme: i dazi, pensati per rilanciare la produzione interna, rischiavano invece di danneggiare le stesse aziende americane, fortemente dipendenti da forniture e stabilimenti localizzati fuori dagli Stati Uniti.

L’ordine esecutivo, secondo quanto annunciato dal segretario al Commercio Howard Lutnick, introduce un meccanismo retroattivo che permetterà alle Case automobilistiche di ottenere rimborsi per le somme già versate a partire dall’entrata in vigore delle nuove tariffe. In particolare, le aziende potranno recuperare fino al 3,75% del valore delle vetture prodotte, a condizione che le operazioni di assemblaggio e vendita siano localizzate sul suolo americano.

Una retromarcia inattesa

La misura rappresenta una chiara inversione di marcia rispetto alla linea dura seguita finora da Trump sul commercio internazionale. Eppure, il presidente ha difeso la nuova strategia come parte di un piano a lungo termine per rafforzare la produzione domestica senza penalizzare l’industria nel breve periodo. “Stiamo proteggendo i lavoratori americani — ha dichiarato durante un discorso a Detroit — ma dobbiamo anche assicurarci che le nostre aziende abbiano il tempo di adattarsi e crescere in patria”.

Una delle novità più rilevanti contenute nell’ordine è la deroga per le auto assemblate negli Stati Uniti con almeno l’85% di componenti prodotti internamente. Questi veicoli saranno esentati dai dazi, offrendo un incentivo concreto ai produttori per rafforzare le filiere nazionali. Secondo Lutnick, le aziende avranno due anni di tempo per adeguarsi ai nuovi requisiti, con la possibilità di beneficiare di esenzioni fino al 15% del prezzo delle auto nel primo anno e del 10% nel secondo. Dal terzo anno, le agevolazioni saranno gradualmente eliminate.

Rimodulazione dei dazi

Il piano prevede inoltre un calendario triennale per la rimodulazione dei dazi sulle componenti estere, volto a favorire il “reshoring”, ovvero il rientro negli Stati Uniti delle attività produttive oggi localizzate all’estero. La gradualità dell’intervento è stata accolta con favore dai principali costruttori, che vedono in questa flessibilità una possibilità concreta per riorganizzare le loro strategie industriali senza dover affrontare bruschi contraccolpi.

Il compromesso raggiunto sembra dunque rispondere alle esigenze espresse da una parte importante dell’economia americana, in un momento delicato anche dal punto di vista politico. Trump, che ha fatto del protezionismo uno dei pilastri della sua agenda, dimostra di essere disposto a rivedere alcune posizioni pur di evitare uno scontro con settori strategici e conservare consenso elettorale in aree industriali chiave come il Michigan e l’Ohio.

Resta ora da vedere quale sarà la reazione dei partner commerciali degli Stati Uniti, in particolare dell’Ue e della Cina, già in tensione con Washington per l’inasprimento delle politiche tariffarie. Se da un lato l’alleggerimento dei dazi potrebbe raffreddare le tensioni, dall’altro il nuovo sistema di incentivi rischia di essere interpretato come una forma indiretta di protezionismo, potenzialmente in violazione delle regole del WTO.

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