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Destino dell’auto in Europa, gli interrogativi di Elkann e de Meo

Il destino dell’industria automobilistica europea si decide ora. A lanciare un nuovo allarme sul futuro del comparto sono due dei protagonisti principali del settore: John Elkann, presidente di Stellantis, e Luca de Meo, amministratore delegato di Renault. In un’intervista rilasciata a “Le Figaro”, i due manager dipingono un quadro preoccupante ma ancora aperto all’azione.

La Cina è sempre più grande

Quest’anno, per la prima volta, la Cina produrrà più automobili dell’Europa e degli Stati Uniti messi insieme”, avverte Elkann. Una soglia simbolica che sancisce il sorpasso asiatico e segna un punto di non ritorno. Il 2025, aggiunge, sarà un anno cruciale: le decisioni prese nei prossimi mesi avranno conseguenze di lungo periodo sulla capacità dell’Europa di restare un attore competitivo nel settore automobilistico.

A rendere la situazione ancora più grave, secondo de Meo, è lo stato attuale del mercato: “Un disastro”, lo definisce senza mezzi termini. L’intero comparto automobilistico rappresenta circa 400 miliardi di euro di entrate fiscali per l’Unione Europea. Non si tratta quindi solo di imprese e posti di lavoro, ma di un pilastro economico e fiscale per molti Stati membri.

Il problema, secondo i due dirigenti, non è la mancanza di innovazione o di volontà industriale. “Non chiediamo aiuti – precisa Elkann – ma solo rapidità decisionale e certezze. Vogliamo poter lavorare, innovare e portare al pubblico veicoli più puliti e accessibili”. Tuttavia, la lentezza burocratica e la debolezza politica dell’Unione Europea sembrano frenare ogni tentativo di rilancio.

Le realtà più fragili

Elkann sottolinea come Francia, Italia e Spagna siano i Paesi più esposti: sono produttori e al tempo stesso consumatori di automobili, ma il continuo aumento dei prezzi ha colpito duramente le fasce di popolazione che acquistano i modelli più economici. In termini di produzione, questi tre Paesi pesano oggi più della Germania, tradizionalmente considerata la locomotiva industriale europea.

Luca de Meo propone una soluzione concreta: una regolamentazione differenziata per le piccole auto. “Oggi troppe norme sono pensate per veicoli grandi e costosi – spiega – il che rende difficile, se non impossibile, produrre piccole auto in modo economicamente sostenibile. Tutti i Paesi con un’industria automobilistica proteggono il loro mercato. L’unica eccezione è l’Europa”.

Il manager chiede che il processo normativo coinvolga di più gli attori dell’industria e la comunità scientifica, per evitare direttive scollegate dalla realtà del mercato. “Non siamo nostalgici del secolo scorso – precisa – siamo industriali del XXI secolo, capaci di offrire un’intera gamma di prodotti: elettrico, ibrido e termico di nuova generazione”. A dimostrazione di ciò, cita i nuovi modelli lanciati da Stellantis: la Citroën C3, la Fiat Grande Panda e la Peugeot 3008.

Le normative europee hanno il loro peso

Particolarmente critica è la valutazione sulla direttiva europea che prevede il divieto di vendita di auto a combustione interna dal 2035. “Così com’è scritta – dice De Meo – dimezza il mercato. La realtà è che i consumatori non comprano quello che l’Europa vuole che vendiamo. Non possiamo sostituire tutto il parco auto attuale con l’elettrico, almeno non in queste condizioni”.

In un contesto in cui Stati Uniti, Cina e altri Paesi emergenti stanno mettendo in campo politiche industriali forti, l’Europa rischia di restare indietro, ostaggio di regole troppo rigide e di una frammentazione decisionale paralizzante. La richiesta è chiara: servono politiche industriali coordinate, un dialogo costruttivo tra istituzioni e aziende, e norme pensate per un mercato reale, non ideale. Il tempo stringe: il 2025 è alle porte e con esso la possibilità – o il rischio – di perdere un settore strategico per il futuro economico dell’Europa.

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