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Elkann, nessuna fusione con Renault. Ma il fronte è compatto

Fusione esclusa, ma l’intesa è sempre più forte. Stellantis e Renault viaggiano su strade parallele, con la stessa direzione strategica. Al Future of the Car Summit organizzato dal Financial Times, John Elkann puntualizza: “Non stiamo discutendo alcuna fusione con Renault”. Accanto a lui, Luca de Meo annuisce. Il messaggio che i due mandano all’Europa sa quasi di ultimatum: è il momento di decidere da che parte stare.

“Radici comuni, sfide comuni”

L’intesa tra i due manager è costruita su una visione condivisa dell’industria. “Lavoriamo con Luca da molto tempo e abbiamo esperienze molto, molto comuni… – spiega Elkann – Le nostre radici sono nelle piccole auto che sono state davvero la forza trainante della prosperità”. Modelli come la Fiat 500 e la R5. Qualcosa, però, si è rotto: “Queste vetture sono cresciute come se fossero andate in palestra per anni: sono diventate costose, eccessive, e spesso fuori portata per il cliente medio”. Il colpevole? “Una sovra-regolamentazione che ha spinto i costi troppo in alto”.

Troppe regole, poca chiarezza

Il cuore del discorso è qui: semplificare. “Quello che vogliamo – prosegue Elkann – è molto semplice, proprio quello che l’Unione Europea ha dichiarato di voler realizzare. Quindi, con l’omnibus, la semplificazione dei regolamenti”. Il punto è ridurre le norme, e renderle più chiare. Solo così, sostiene, sarà possibile produrre vetture low-cost. “Se abbiamo meno regolamenti, possiamo assicurarci di costruire auto meno costose e quindi più accessibili”. Inoltre, sorge un problema di pianificazione: “Vogliamo certezza. Se avessimo pianificato di assicurarci di poter costruire auto secondo le normative che entreranno in vigore nel ’25 […] e il 2035 è molto vicino”. Il rischio è che l’industria resti sospesa tra obiettivi ambiziosi e regole incerte, con l’effetto collaterale di un mercato che si restringe invece di crescere.

Non è solo questione di elettrico e veicoli nuovi. Elkann va oltre: “Crediamo che l’incredibile opportunità per i Paesi europei e per l’Unione europea sia quella di affrontare il tema delle emissioni […] su come abbattere le emissioni dei 250 milioni di auto che oggi circolano nell’Unione europea”. Un punto spesso ignorato nel dibattito pubblico, ma cruciale: se si vuole un cambiamento reale, non basta guardare avanti. Serve anche intervenire sul parco circolante.

Il confronto con Stati Uniti e Cina

Quando si parla di modelli esteri, Elkann è diretto. “Il Presidente Trump è molto chiaro su ciò che vuole ottenere per l’industria automobilistica… le azioni che si stanno mettendo in atto lo renderanno possibile”. E sulla Cina: “Ciò che sta accadendo deve essere fonte di ispirazione, non di paura”. L’Europa? Troppo indecisa. Ancora intrappolata tra ambizioni verdi e burocrazia paralizzante.

La parte industriale resta separata. Elkann è netto: nessuna fusione tra Stellantis e Renault. Ma la convergenza strategica è reale. “Dobbiamo essere sicuri di poter fornire auto che la gente vuole comprare, ma che può comprare. E questa equazione, come ha detto Luca, è possibile”. Il finale, però, è tutto politico: “L’Europa deve decidere cosa vuole fare… Vuole essere una nazione che costruisce auto o… che compra auto?”. La domanda è lanciata. Ora tocca a Bruxelles rispondere.

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