Ormai è fatta: l’emendamento che allenta (appena) la morsa sulle emissioni auto ha superato il voto al Parlamento europeo. 458 favorevoli, 101 contrari, 14 astenuti. La media triennale è realtà, manca solo l’ultimo passaggio tecnico. Cosa cambia? In sostanza, viene data maggiore flessibilità ai costruttori: invece di rispettare i limiti di emissioni anno per anno, potranno fare una media su tre anni (2025, 2026 e 2027). Una svolta importante, che alleggerisce la pressione immediata sulle Case automobilistiche senza cancellare gli obiettivi ambientali.
Una corsia preferenziale
Il Parlamento ha accelerato con una procedura d’urgenza, accogliendo l’invito della presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Lo scopo è evitare mesi di tira e molla tra le istituzioni e dare subito respiro a un settore sotto assedio. Il Consiglio Ue, dal canto suo, ha già approvato lo stesso testo senza toccare una virgola. Manca solo il via libera formale. Ma non è tutto oro quel che luccica.
Il presidente dell’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), Roberto Vavassori, ha accolto la notizia con moderato realismo: “Seppur non risolutrice dell’annoso tema delle sanzioni, l’adozione della misura, concedendo ai costruttori un più ampio respiro temporale per il raggiungimento dei target, deve essere il primo e fondamentale passo del più ampio e complesso percorso di revisione regolamentare settoriale che Anfia auspica possa concretizzarsi in questa legislatura europea, anche grazie al sostegno del governo e dei membri italiani al Parlamento europeo”. In sintesi, bene così, per ora. Le multe restano un problema, e senza una riforma più profonda le aziende continueranno a camminare sul filo.
Che sia solo l’inizio
Anche dal fronte continentale arrivano voci simili. La direttrice generale dell’Acea (Associazione europea dei costruttori), Sigrid de Vries, ha commentato: “L’introduzione di un meccanismo di media triennale è un passo nella giusta direzione, che riconosce le complessità e le difficoltà persistenti del mercato automobilistico, ma abbiamo bisogno di una strategia di decarbonizzazione a lungo termine che includa più stazioni di ricarica, incentivi all’acquisto e fiscali, mantenendo al contempo il settore una potenza competitiva e garantendo l’autonomia strategica dell’Ue sulle tecnologie critiche”.
Gli enti di categoria richiedono un piano vero per il domani. Non basta spostare l’asticella di qualche anno se poi il terreno su cui si corre è sempre lo stesso. E infatti de Vries rilancia subito: “La prossima revisione del regolamento – attesa entro fine anno – deve essere solida e completa. Le sole flessibilità immediate non sono sufficienti a rimettere in carreggiata la transizione e la revisione sarà un elemento essenziale per la definizione di una strategia di decarbonizzazione a lungo termine”.
L’Europa non può dunque accontentarsi di tirare il fiato. Le sfide sono tante – infrastrutture di ricarica, incentivi, competitività industriale – e i nodi verranno al pettine nei prossimi mesi. L’emendamento, in sé, costituisce un segnale positivo: l’Ue ha capito che il pugno di ferro senza visione rischia di sortire soprattutto danni. Ma adesso servono scelte politiche serie. La transizione ecologica non è uno slogan, è una corsa a ostacoli. E oggi, più che mai, il comparto ha bisogno di direttive all’altezza per restare in pista.