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Furto e riciclaggio di auto: 25 arresti, rivendevano i pezzi sul mercato nero

Un’officina a cielo aperto, con il cuore nell’illegalità. È quello che hanno scoperto gli investigatori della Squadra Mobile di Andria insieme allo SCO, alla Questura di Foggia e al Commissariato di Cerignola: un vero e proprio parcheggio di auto rubate, sparse in mezza Puglia, che finivano in una rimessa nel nord Barese per essere cannibalizzate. Smontate pezzo per pezzo. Motori, pneumatici, cambi, centraline: tutto sistemato su scaffali e pronto a finire nel mercato parallelo, quello che convive con i canali ufficiali ma si muove nelle ombre. Al centro dell’operazione, chiamata “Stolen II”, figurano 25 persone, legate al territorio di Cerignola (Foggia), portate in carcere con accuse pesanti: associazione a delinquere finalizzata al furto, riciclaggio e ricettazione. La mente dell’operazione è la Procura di Trani, che ha coordinato ogni passo dell’indagine.

Squadre fulminee e organizzate

Il sistema era rodato, preciso, efficace. Una rete composta da almeno venti squadre operative, capaci di agire contemporaneamente in zone diverse, facendo sparire anche sette veicoli al giorno. Il colpo era studiato: si sceglieva l’obiettivo, si rubava il mezzo in pochi minuti, si trasferiva il tutto in campagna. E lì cominciava lo smontaggio. Il giro andava avanti da almeno due anni, senza sosta. I ricambi finivano imballati, pronti per essere spediti anche all’estero. Zero improvvisazione: c’erano due autorimesse operative a Cerignola, veri centri logistici. E poi il lavoro sporco avveniva nelle campagne del circondario di Trani.

Secondo la ricostruzione del procuratore di Trani, Renato Nitti, ci troviamo davanti a una “industria del crimine”. “Fai l’autista di un mezzo che trasporta pezzi rubati? Ti spettano 100-150 euro”, ha spiegato. Un’organizzazione solida, con gerarchie e compiti precisi. Come un’azienda, ma con i profitti che nascono dal furto e dal traffico illecito. Per evitare intercettazioni, il gruppo usava cellulari “citofonici”, usa e getta, messaggi subito cancellati, sim intestate a terzi. Una barriera invisibile che ha reso le indagini complesse, lunghe e rischiose. Non solo per il lavoro da fare sotto copertura, ma per l’aggressività del gruppo: quattro agenti sono rimasti feriti dopo uno speronamento durante un tentativo di fuga.

Reato in calo

In una provincia, la Barletta-Andria-Trani, che per anni è stata al primo posto in Italia per furti d’auto, ora qualcosa sta cambiando. Lo ha detto il questore Alfredo Fabbrocini: “Nove mesi fa abbiamo fermato 32 persone. Oggi altre 25. E in mezzo una trentina di arresti in flagranza. È l’unico reato in calo netto nel territorio”. Un risultato definito “eccezionale” anche da Sergio Fontana, presidente di Confindustria Bari e Bat, che ha lodato l’operato di Procura e Forze dell’Ordine. “I furti d’auto sono scesi del 30% – ha detto – nonostante la carenza di organico rispetto ad altre province delle stesse dimensioni”.

La sensazione è che questo possa rappresentare l’inizio di un cambio di passo. Non c’è più spazio per i furti seriali sotto casa, per i ricambi venduti di nascosto, per i meccanici dell’illegalità. La filiera è stata colpita dal primo bullone all’ultimo camion. E anche chi si sentiva invisibile, oggi ha un nome, un capo d’imputazione e una cella che lo aspetta.

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