Roma, mercoledì 18 giugno. Prima prova della maturità. Inizia il conto alla rovescia, quello che ti fa tremare le gambe anche se hai studiato tutto l’anno. Sveglia all’alba, caffè a stomaco vuoto, zaino pronto con penna, documento e dizionario. Per un maturando della zona San Paolo, però, il primo vero esame è arrivato prima di entrare in classe: trovare parcheggio.
Il biglietto sul parabrezza non basta
Vent’anni, forse meno. Cuore in gola. Gira e rigira per venti minuti buoni tra le strade trafficate di via Ostiense. Nulla.
Non tutti a quell’età inseguono podi in Formula 1. Qualcuno corre solo contro l’orologio. Alla fine, la scelta disperata: parcheggio di fortuna in via Giuseppe Libetta, davanti a un liceo. Auto sulle strisce, forse anche senza ticket. Ma con un gesto che ormai è diventato virale: un biglietto scritto a mano lasciato sul parabrezza. Dietro un vecchio ticket di un concerto di Gazzelle – dettaglio degno di nota – scrive: “Vi prego, ho la maturità. Ho girato per 20 minuti”.
Il tono è quasi implorante, come se bastasse la sincerità di chi ha dormito poco e teme di perdere il compito d’italiano per smuovere il cuore di un vigile urbano. E invece no. Di fianco al messaggio, immancabile, campeggia la multa fresca della Polizia Locale di Roma Capitale. Sperava – chissà – che, proprio perché l’auto non era una Mercedes scintillante come quella di Antonelli, non ci avrebbero fatto caso. Niente da fare. Neanche la modestia ha fatto breccia.
Il web si divide
La scena ha colpito un passante, pronto a immortalare il parabrezza pieno: il messaggio del ragazzo da una parte, la contravvenzione dall’altra. E come da copione, lo scatto ha fatto subito il giro dei social. Qualcuno si è schierato col maturando: “Il vigile aveva un cassonetto al posto del cuore”. E poi c’è chi, con cinismo romano, ha tagliato corto: “Ma chi se ne frega scusa, magari il tuo parcheggio non corretto metterà in difficoltà qualcun altro che a sua volta ha urgenze”.
Probabilmente lo studente era già in affanno, in ritardo per la prova. Terrorizzato all’idea di arrivare tardi al tema che ti segna per tutta la vita. E così, in una mossa disperata, ha lasciato quell’appello. Forse ha anche sperato nella magnanimità del vigile, casomai avesse un figlio in maturità pure lui. Il potere dell’immedesimazione. Ma la realtà urbana si discosta dai film di Muccino o Moccia: il foglietto non è servito a passarla liscia.
La dinamica ha acceso una discussione online: clemente o inflessibile? Comprensione o dovere? Ma alla fine dei giochi, dalla vicenda emerge un’immagine tragica e insieme comica: un ragazzo che supplica pietà in punta di penna, e la macchina della burocrazia.
Al termine delle sei ore di prova scritta, mentre gli altri commentavano la traccia di Ungaretti o il testo argomentativo, lui sarà tornato al veicolo stremato. E lì, accanto al suo bigliettino, avrà trovato la risposta della città: una multa, magari salata. A quel punto può solo accettarla, oppure valutare un ricorso al Prefetto, senza, però, troppe illusioni. Poco importa se arrivi col cuore in gola e la testa già in aula. Benvenuto nel mondo reale: se sbagli posto, paghi. Incluso il giorno della maturità.