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Mercato auto usate, troppi rischi: cosa fanno oggi le concessionarie per difendersi

Il mercato delle auto usate sta cambiando velocemente, in alcuni tratti persino troppo per chi è rimasto fermo alle vecchie regole. Oggi non basta più l’occhio del venditore esperto, non bastano neppure le valutazioni fatte al volo sul piazzale. Per imporsi oggi ai concessionari è richiesto di mettere a disposizione i report dello storico, una strategia necessaria a evitare fregature e rassicurare il cliente sulla trasparenza.

Gli strumenti di tutela

Mettendosi in contatto tra giugno e agosto 2025 con 86 concessionarie europei, comprese quelle italiane, carVertical ha cercato di vederci chiaro sui trend dominanti. Che è emerso? Una fotografia nitida, dove gli operatori ricorrono ai report come risorsa integrativa per fornire il servizio più accurato possibile, fondamentale in un settore dove puoi bruciarti la reputazione in un attimo, il tempo di un singolo errore.

Il punto caldo resta sempre lo stesso: le importazioni. Quasi sei operatori su dieci (58,3%) comprano auto all’estero, attirati dal margine di guadagno maggiore, ma non solo: i modelli risultano più ricchi e certe configurazioni sono assenti sul territorio nazionale. Tuttavia, il rischio di incappare in fregature è dietro l’angolo, poiché allo stato attuale manca un registro automobilistico europeo unificato. Di conseguenza, diversi veicoli varcano i confini con una storia imprecisa, a volte completamente riscritta, il terreno ideale per le vetture incidentate rimesse a nuovo o schilometrate, spacciandole come (finte) grandi occasioni.

In Italia il rischio cresce in misura esponenziale. Secondo quanto riferiscono gli analisti di carVertical, quando il veicolo arriva dall’estero triplicano le possibilità di imbattersi in un’auto con il contachilometri manomesso. Meglio chiedere qualche delucidazione in più prima di far partire l’ordine: oltre a generare una perdita economica, la problematica strappa via la credibilità al concessionario che l’ha messa in vendita, e nel mercato dell’usato ciò equivale a un marchio indelebile.

Di positivo c’è la prudenza adottata da sempre più operatori italiani. Il 42,9% degli importatori afferma di controllare la storia di ogni singolo veicolo, segno di un cambio culturale, incentrato sulla qualità anziché sulla mera fortuna. Il dato migliora ancora se si guarda ai segmenti premium o ad alto valore, dove il 40% dei concessionari esegue verifiche su ogni auto, e non potrebbe essere altrimenti: basta un danno importante o un chilometraggio falsato per trasformare un affare da 40.000 euro in un disastro.

I costi di riparazione

Anche il mito delle auto recenti continua a creare illusioni. Dare per scontato che un modello “giovane” implichi l’assenza di rischi fa il gioco degli inguaribili furbetti, non così pochi: tra i veicoli analizzati datati 2022 l’1,5% presentava un chilometraggio manipolato, l’1,1% nel 2023. Quasi niente all’apparenza, finché non si scopre che quelle stesse auto, in media, avevano perso sulla carta circa 95.000 km.

Infine, sul fronte dei danni capitano le sorprese, con l’8,2% dei veicoli in Italia del 2021 coinvolto in incidenti, contro il 9,8% per i modelli del 2022 e l’8,4% del 2023. E più le auto sono nuove, più i costi di riparazione schizzano verso l’alto: dai 2.800 euro medi dei modelli del 2000 agli oltre 8.000 euro per quelli del 2020 e del 2022. Oltre al livello, la tecnologia fa schizzare verso l’alto pure il conto finale.

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