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Nuova truffa in rete, massima attenzione ai finti messaggi dell’ASI

È un messaggio come tanti, uno di quelli che appaiono all’improvviso sullo schermo dello smartphone mentre si lavora al computer o si è presi da altro. Eppure, ha qualcosa che stona: “Si prega di contattare i nostri uffici ASi al seguente numero 8958955535 per una comunicazione che la riguarda”. Nessun nome, nessun riferimento personale. Solo un invito freddo e impersonale, che lascia subito intuire l’inganno.

In questi giorni, decine di utenti in tutta Italia stanno ricevendo lo stesso SMS. A farne le spese – suo malgrado – è l’ASI, ovvero l’Automotoclub Storico Italiano, storico punto di riferimento per gli appassionati di veicoli d’epoca. Ma stavolta, il suo nome viene usato come specchietto per le allodole in una truffa telefonica ben architettata. Nessuna comunicazione reale, nessun messaggio ufficiale: solo un numero a pagamento e un testo generico che sfrutta la reputazione dell’ente per adescare i meno diffidenti.

Una truffa bella e buona

Chi ha ricevuto il messaggio e ha provato a cercare informazioni online ha scoperto rapidamente la verità: l’ASI non invia comunicazioni via SMS, né utilizza numerazioni come quella indicata nel messaggio. Lo ha chiarito anche l’associazione stessa, prendendo le distanze da ogni possibile coinvolgimento. Il messaggio, insomma, è falso. E il rischio è concreto.

Dietro quel numero si nasconde molto probabilmente una trappola: una linea a tariffazione speciale, oppure un finto operatore pronto a spacciarsi per un incaricato dell’ASI, con l’obiettivo di estorcere informazioni personali o spingere la vittima a compiere qualche azione dannosa. Il trucco è vecchio, ma sempre efficace: si gioca sull’autorità del mittente, sull’urgenza percepita, sull’istinto umano di “saperne di più”.

Una trappola per tanti

Il meccanismo è semplice e perfido: la truffa punta sulla quantità, non sulla precisione. Inviare un milione di SMS ha un costo irrisorio rispetto al possibile guadagno. Basta che anche solo un 10% degli utenti risponda – spesso persone anziane, distratte o meno avvezze alle insidie digitali – per trasformare un’azione criminale in un business. Se su mille messaggi inviati dieci generano una risposta, il gioco è fatto. Ed è proprio su questa matematica crudele che si basa gran parte delle frodi moderne.

Ma i truffatori non operano solo via telefono. Esistono anche versioni “old school”, che colpiscono il mondo dell’auto in modi più tradizionali. Dalla finta telefonata al contachilometri manomesso, le trappole restano sempre le stesse: colpire chi si fida, sorprendere chi non sospetta. Emblematico il caso recente di una truffa agli automobilisti avvenuta a Brescia, dove i criminali agivano direttamente in strada con false richieste di soccorso.

Massima prudenza

Tornando all’SMS fantasma, le autorità invitano alla massima attenzione. La prima regola è semplice: non richiamare mai numeri sospetti. La seconda è verificare direttamente con i canali ufficiali, nel caso dell’ASI, il sito web o le sedi territoriali. La terza, forse la più importante, è diffondere la notizia, perché la prevenzione è ancora il miglior antivirus possibile.

L’ASI, da parte sua, è totalmente estranea alla vicenda. Ma la sua immagine, legata a decenni di passione per le auto storiche, rischia di essere danneggiata da un’operazione truffaldina che sfrutta la fiducia conquistata nel tempo. Un danno d’immagine che si somma alla già preoccupante vulnerabilità di molti utenti nel panorama digitale odierno. La truffa funziona finché si resta soli. Informare è l’unico modo per vincere. E in questo caso, farlo significa anche proteggere chi, come l’ASI, è vittima due volte: del crimine e della fiducia tradita.

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