Quanto può far male l’invidia? Tanto, fino a superare i confini della legalità. A Quartu Sant’Elena (Sardegna), in via Fermi, un operaio di 64 anni di Sinnai si è fermato davanti a un SUV di lusso parcheggiato lungo la strada e, senza un apparente motivo, ha deciso che doveva pagare. Non la proprietaria – un’imprenditrice di Villasimius mai vista né conosciuta – ma il veicolo, troppo vistoso per passare inosservato, almeno dal suo punto di vista, quasi un affronto nei confronti di chi fatica a sbarcare il lunario. E così in quel momento ha perso le staffe, ignaro di avere gli occhi puntati addosso.
Forse dietro quel gesto c’erano anni di stipendi sempre uguali, bollette pagate contando le monete, rabbie covate davanti a macchine sempre imponenti e luccicanti parcheggiate sotto casa. Una somma di piccole frustrazioni mai esplose, finché quella sera la valvola ha ceduto, anche se non esiste, ovviamente, contesto capace di trasformare quella rabbia in scusa.
Carabinieri e testimoni ricostruiscono la sequenza
Un gesto secco con la chiave, prima in tasca poi in mano, e la vernice salta via in un colpo solo lungo l’intera fiancata. Invidia pura a guidare la mano e, se la storia si fosse fermata lì, il giorno dopo avremmo avuto la solita scena: la proprietaria davanti al danno e il meccanico pronto a presentare il conto, qualche imprecazione a denti stretti. Ma il copione, quella sera, ha assunto un’altra piega, perché dal SUV è sceso di colpo il figlio della donna, che ha immobilizzato l’aggressore in attesa dell’arrivo dei Carabinieri.
Gli agenti sono accorsi sul posto in una manciata di minuti e hanno ascoltato i testimoni, senza trovare ombre di vecchi rancori, tracce di liti passate o conti rimasti aperti con proprietaria del veicolo. Solo un uomo, forse spinto da un corto circuito difficile da spiegare, che aveva deciso di sfogarsi su quell’auto parcheggiata sotto casa di altri. Mentre i Carabinieri prendevano appunti, i presenti raccontavano una scena surreale: la strada calma, l’uomo sul punto di avvicinarsi con passo tranquillo, la chiave affondata nella vernice con un rumore secco e fastidioso, l’avvento del ragazzo e il bloccaggio in un attimo, le sirene squillanti e i vicini che si affacciano ai balconi. Dunque, il ritorno del silenzio, la traccia del graffio lungo la fiancata e la denuncia.
Dal graffio alla denuncia ai Carabinieri
La piccola, grottesca vicenda parla di qualcosa di più grande, di un’invidia quotidiana e silenziosa che cresce sottopelle e a volte esplode con un gesto tanto improvviso quanto inspiegabile, simbolo della distanza tra chi guarda e chi possiede. Rimane impressa l’immagine del SUV fermo con la fiancata segnata, il ragazzo sceso in un attimo a fermare tutto, l’uomo costretto ora a spiegare a un giudice cosa gli sia passato per la testa. Quel graffio, più della denuncia, diventa il segno di una frattura oltre la carrozzeria, una crepa capace di attraversare il Paese e di venire a galla con poco, a volte con pochissimo.