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Pedaggi autostradali, scoppia la polemica: Salvini ferma la stangata

La miccia è scattata il 4 luglio, giusto per non farsi mancare niente sotto l’ombrellone. Un emendamento infilato nel dl Infrastrutture ha previsto un ritocco verso l’alto dei canoni versati ad Anas: facendola breve, un piccolo aumento sui pedaggi autostradali. Nulla di eclatante sulla carta —  circa un euro in più ogni mille chilometri — ma la tempistica è quella che aizza gli animi: primo agosto, quando milioni di italiani saranno in coda ai caselli in partenza o rientro.

Codacons e Assoutenti contro il rincaro

Appena si è diffusa la voce, la risposta è stata un coro di fischi. I primi a sbattere i pugni sono stati i consumatori. Assoutenti l’ha definita senza mezzi termini “una stangata estiva”, seguita a ruota dal Codacons che la considera una “tassa occulta sulle vacanze”. Il presidente di Assoutenti, Melluso, ha riassunto bene il malumore: “Paghiamo di più ma i cantieri restano dov’erano e le buche pure. Dov’è il miglioramento del servizio?”.

Alla base della norma, spiegano i relatori, ci sono esigenze di bilancio: l’Anas deve far quadrare i conti tra nuove tratte da gestire, illuminazione, spese ordinarie. La stima della Ragioneria parla di circa 90 milioni di euro da recuperare ogni anno, che finiranno nel calderone dei canoni. In pratica, la solita coperta corta: per tappare un buco si stringe un po’ di più il portafoglio degli automobilisti.

Ma se le associazioni sbraitano, la politica solleva grida di protesta. Il caso è esploso così in fretta che pure Salvini (sceso a gamba tesa in difesa delle auto Euro 5) è stato costretto a intervenire nel pomeriggio: “Ritirate quell’emendamento subito”, ha ordinato. E la Lega, che pure ci aveva messo la firma insieme agli altri partiti di maggioranza, si è sfilata in fretta e furia: “Non lo voteremo”, ha detto la deputata Montemagni. A ruota è arrivato pure Fratelli d’Italia, che ha annunciato di volerlo ritirare del tutto. Dall’altra parte, l’opposizione aspetta la carta bollata prima di crederci. Elly Schlein (Pd) attacca diretta: “Non molleremo finché non lo tolgono davvero. Basta annunci, vogliamo fatti”.

“Stangata mascherata”

A gettare benzina sul fuoco ci si sono messi pure altri. Boccia, capogruppo dem al Senato, parla di “stangata mascherata” per famiglie e imprese che si muovono su gomma. Bonelli di Europa Verde ci ricama sopra: “È questa la destra sociale di Meloni? Tasse per chi lavora e viaggia”.

Il M5S va giù ancora più pesante, evocando addirittura lo sceriffo di Nottingham: “Il governo tassa pure l’aria mentre compra armi“, tuona Riccardo Ricciardi. Retorica o no, intanto la misura — se confermata — scatterebbe proprio mentre milioni di famiglie provano a staccare la spina, spendendo già una fortuna tra hotel e benzina, sempre cara nonostante il petrolio costi meno.

Mentre le istituzioni litigano, i numeri dicono quanto pesa davvero: 37 milioni di euro in più nel 2025 per i conducenti. Un salasso a carico di pendolari e famiglie, costretti a usare l’autostrada come unico collegamento rapido. Se l’emendamento salta, la grana resta: i soldi ad Anas dovranno saltare fuori lo stesso, magari con un altro balzello, magari con un altro comma infilato in una notte di luglio.

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