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Rifiuti lanciati dall’auto: multe salate e quando scatta l’arresto

Chi lancia rifiuti dall’auto può pensare di compiere un gesto da poco, quasi una distrazione senza conseguenze, un’abitudine sbagliata ma tutto sommato tollerata. La realtà normativa è diversa. Il comportamento dell’automobilista che apre il finestrino e butta fuori mozziconi di sigaretta, bottiglie, lattine, sacchetti, pezzi di plastica o altri oggetti non è letto come semplice maleducazione, ma come un’azione che può integrare violazioni del Codice della Strada, del Testo Unico Ambientale e nei casi più pericolosi del Codice Penale.

Il quadro che emerge è quello di un ordinamento che ha scelto la tolleranza zero verso chi sporca e mette a rischio la sicurezza stradale secondo la logica che un rifiuto lanciato da un veicolo può diventare un pericolo concreto per gli altri utenti della strada e un tassello in più nel puzzle dell’inquinamento ambientale. L’automobilista distratto si ritrova al centro di una rete di responsabilità che riguarda il portafogli, la fedina penale, la patente e nelle ipotesi più gravi la libertà personale.

Azioni vietate e sanzioni per chi insozza la carreggiata

Il primo pilastro normativo da cui partire è il Codice della Strada perché è qui che viene inquadrato il gesto banale di gettare oggetti da un veicolo in marcia o in sosta. L’articolo 15 individua una serie di atti vietati sulla strada, tra cui il comportamento di chi insozza la carreggiata o le sue pertinenze, abbandonando o lanciando rifiuti o materiali di qualsiasi genere.

Ogni volta che un conducente butta una sigaretta accesa, uno scontrino, un fazzoletto o una bottiglia dal finestrino, sta realizzando una condotta che questo articolo considera illegittima perché altera la fruizione della strada, ne peggiora la sicurezza e contribuisce al degrado del contesto.

Sul piano pratico, la violazione dell’articolo 15 comporta una sanzione pecuniaria. Gli importi della multa variano sulla base degli aggiornamenti periodici e delle fasce previste dal legislatore. Se si tratta di un fazzoletto o di un mozzicone di sigaretta arriva fino a 1.188 euro, ma se si fa volare via una bevanda in lattina o in vetro dopo averla bevuta o un sacchetto di rifiuti è prevista la segnalazione alla Procura con un’ammenda da 1.500 a 18.000 euro.

Il Codice della Strada collega questo tipo di condotta alla più ampia tutela della sicurezza stradale, perché un rifiuto sull’asfalto può provocare slittamenti, perdita di aderenza, ostacoli inattesi per moto e bici.

Quando accertano questo tipo di comportamento, le forze dell’ordine contestano la violazione amministrativa e possono collegarla ad altre norme soprattutto se il rifiuto è pericoloso o se l’azione avviene in condizioni da creare un rischio immediato per chi transita.

Quando entra in gioco il Testo Unico Ambientale

La scena è sempre quella: un’auto che procede, un finestrino che si abbassa e un sacchetto di immondizia che vola in un fossato, in un campo o in una scarpata. In questo caso non si parla più solo di strada sporcata ma di ambiente contaminato e qui il baricentro si sposta sul Testo Unico Ambientale, il principale riferimento normativo in materia di rifiuti e tutela ambientale. Il tema è l’abbandono di rifiuti, vietato dalla disciplina ambientale anche quando l’autore è un semplice cittadino e non un’impresa o un ente.

Negli ultimi anni, il legislatore ha irrigidito il trattamento sanzionatorio dell’abbandono di rifiuti, trasformandolo in un reato anche per i privati. Significa che chi abbandona rifiuti sul suolo o nel suolo, utilizzando o meno un veicolo, non si limita più a ricevere una sanzione amministrativa come fosse una multa per divieto di sosta, ma viene esposto a un procedimento penale con ammende che possono raggiungere importi molto elevati. Il passaggio dalla logica del “ti faccio una multa e finisce qui” a quella della “violazione penale” coinvolge il casellario giudiziale, la gestione del procedimento e anche la possibilità di ricevere pene accessorie.

L’uso del veicolo come strumento per l’abbandono dei rifiuti è considerato un’aggravante. Non è più solo un dettaglio di contesto: il fatto che i rifiuti vengano trasportati, lanciati o depositati servendosi di un mezzo a motore mostra una maggiore intensità del comportamento e giustifica sanzioni più pesanti.

Quando c’è il rischio dell’arresto

C’è però un livello aggiuntivo che interessa chi guida e crede di cavarsela sempre con una multa, per quanto salata. È quello del Codice Penale, dove entra in scena il reato di “getto pericoloso di cose”, previsto dall’articolo 674. Questa norma punisce chi getta o versa in luogo di pubblico transito cose atte a offendere, imbrattare o molestare persone, con una pena che può arrivare all’arresto e a un’ammenda. Non si parla di sola violazione al Codice della Strada o di illecito amministrativo ambientale, ma di comportamento che può sfociare in una responsabilità penale personale.

Per capire come questo si traduca nel mondo reale dell’auto, basta pensare ai casi in cui dal finestrino non viene lanciata una bottiglia di vetro, una lattina piena, un oggetto pesante o tagliente che può raggiungere un motociclista, un ciclista, un pedone o colpire un altro veicolo in movimento. Qui il rifiuto diventa di fatto un proiettile. La giurisprudenza ha chiarito che non è necessario che la persona venga colpita o ferita: è sufficiente che l’oggetto abbia una concreta idoneità a creare pericolo, molestia o offesa alle persone che transitano. L’atto del lancio, in un contesto in cui è prevedibile la presenza di altri utenti della strada bastare per integrare il reato.

Di più: se il gesto avviene vicino a fiumi, in aree protette o in zone già inquinate e comporta un pericolo concreto per le persone o per l’ambiente, scatterà l’arresto, pure differito entro 48 ore, e una pena da sei mesi a cinque anni e mezzo. Nei casi più gravi si arriva fino a sette anni di reclusione.

Dalle multe salate alle conseguenze sulla patente

Le sanzioni per chi getta rifiuti dall’auto possono raggiungere importi molto elevati, soprattutto quando si sommano le possibili applicazioni del Codice della Strada, del Testo Unico Ambientale e dei regolamenti comunali, sempre più rigidi nei confronti della maleducazione stradale e dell’inquinamento.

Il salto di qualità delle norme va cercato nelle conseguenze che vanno oltre il semplice pagamento. Quando entra in gioco il profilo penale, con il reato di abbandono di rifiuti o di getto pericoloso di cose, si apre la strada a procedimenti giudiziari, a possibili iscrizioni nel casellario, a pene accessorie nei casi legati all’utilizzo del veicolo come strumento dell’illecito.

Il contesto culturale sta però cambiando. Le campagne di sensibilizzazione su ambiente, sicurezza stradale e civiltà alla guida stanno rendendo inaccettabili comportamenti che fino a qualche anno fa venivano tollerati con rassegnazione. Vuol dire che aumentano i controlli, le segnalazioni dei cittadini, le telecamere e le sanzioni contestate.

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