Sfrecciava come un razzo, nel cuore di Napoli. Età: 9 anni. Veicolo: una minimoto da 100 di cilindrata, che sfiora gli 80 km/h. Teatro della scena: l’area pedonale di Largo Berlinguer, quartiere San Giuseppe. Un angolo storico della città, dove di solito si passeggia, si chiacchiera, si prende un caffè. E invece stavolta è andata in scena una storia differente: quella di un bambino lanciato in mezzo ai passanti.
Non omologata per strada
La minicross a scoppio, con motore serio, era senza targa, non omologata per strada. In poche parole, un mezzo da pista finito nel posto sbagliato, in mano alla persona sbagliata. O meglio, troppo giovane per gestirlo. E la scena non è passata inosservata: slalom tra la folla, manovre azzardate, gas a martello. Qualcuno ha pensato a una bravata, altri a un video virale in arrivo. Ma c’erano due Carabinieri liberi dal servizio lì in zona. Appena hanno visto il piccolo centauro lanciarsi nel caos, gli agenti sono intervenuti.
Il tentativo di fermarlo? Non è andato subito a buon fine. Il piccolo ha cercato di scappare: ha lasciato cadere la minimoto e si è messo a correre. Ma i militari lo hanno bloccato dopo pochi metri. Un inseguimento surreale, sotto gli occhi increduli del quartiere. Poco dopo sono accorsi anche i genitori. Volti tesi, spiegazioni imbarazzate, forse un pizzico di incredulità. La realtà è una sola: sono stati denunciati per abbandono di minore. Lasciare un bambino libero di girare in centro città con un mezzo del genere è un rischio enorme. Sì, “persino” senza mettersi al volante di una supercar. Non solo per lui, ma per chiunque si trovi sulla sua traiettoria.
Scatta il sequestro
Il mezzo è stato sequestrato, in quanto, per legge, non può stare su strada. Non è immatricolato (ora un obbligo anche per i monopattini), non dispone di assicurazione, e nemmeno di targa. Concepito per l’uso su piste chiuse, mica per sfrecciare tra i pedoni di un’area urbana. A ogni modo, la vera domanda è un’altra: come si è arrivati a questo punto? Perché un bambino di 9 anni ha potuto mettersi in sella a un mezzo del genere e girare indisturbato (almeno fino all’intervento dei militari)? Perché nessuno, prima, ha detto “no”? Il problema non è la minimoto in sé, bensì la totale assenza di controllo da parte degli adulti.
Il caso ha riaperto un dibattito antico quanto la città: quello sul degrado urbano, sulla mancanza di regole, sulla difficoltà di farle rispettare. Ma anche – e soprattutto – sull’educazione. Sui limiti, sulla responsabilità, su cosa significa davvero “prendersi cura”. Certi episodi finiscono sempre per diventare simbolici. Dentro ci trovi tutto: la vivacità, l’incoscienza, la teatralità. E la mancanza cronica di controllo e sicurezza. Stavolta è andata bene: nessun ferito, solo un grande spavento. Ma sarebbe bastato poco per trasformare quella corsa in tragedia.
E ora? I genitori dovranno rispondere delle loro scelte davanti alla legge. Il bimbo – si spera – verrà protetto, seguito, riportato sulla carreggiata giusta. Ma serve di più. Serve una scossa, perché la prossima volta potrebbe mancare il lieto fine. E così, mentre la minimoto resta ferma, sequestrata in attesa di confisca, rimane l’amaro in bocca.