Il capo dell’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti ha deciso di andare all’attacco di una delle tecnologie più comuni sulle auto moderne: lo start and stop. Lunedì scorso, Lee Zeldin – nominato da Trump – ha pubblicato un post su X piuttosto diretto: “Tecnologia start/stop: quando la tua auto si spegne a ogni semaforo rosso, così le aziende ottengono un premio per la partecipazione al clima. L’Epa l’ha approvata e tutti la detestano, quindi la stiamo sistemando”. Un messaggio che merita due domande fondamentali: cos’è davvero la funzione? E tutti la odiano davvero?
Come funziona
Se guidi un veicolo recente, probabilmente l’hai già provato. Arrivi al semaforo, ti fermi, e il motore si spegne da solo. Poi riparte appena tocchi la frizione (se hai un cambio manuale) o l’acceleratore (se guidi un automatico). È un sistema pensato per ridurre i consumi, ma soprattutto per abbattere le emissioni. Quando il motore resta acceso da fermo, lavora male: consuma inutilmente e rilascia inquinanti. Il peggiore? Il biossido di azoto, uno dei principali colpevoli dello smog urbano. E infatti, nei punti dove il traffico si blocca spesso, l’aria si fa pesante in fretta.
È vero: molti automobilisti trovano i sistemi start and stop piuttosto fastidiosi. Capita spesso che si attivino nei momenti meno opportuni, magari durante una manovra lenta, un parcheggio stretto o uno stop in salita. Il motore si spegne, poi riparte con uno scatto secco, soprattutto sui diesel più vecchi. L’effetto è sgradevole e in certi casi può dare l’impressione che l’auto non risponda con prontezza. Ma da qui a dire che “tutti li odiano”, come ha scritto Zeldin, il passo è lungo. Molti conducenti li accettano senza problemi, altri li disattivano alla prima accensione. Già, perché la quasi totalità delle vetture moderne offre un tasto per spegnere la funzione. Un solo clic, e il sistema resta inattivo per tutto il viaggio. Nessun obbligo, nessuna imposizione.
Il paradosso
Zeldin non è un tecnico, né un ferrato ecologista. È un ex avvocato e politico, diventato capo dell’Epa per fedeltà a Trump e noto per lo scetticismo sul cambiamento climatico. La sua missione all’Epa? Rimuovere le normative, quelle stesse che l’Epa avrebbe dovuto far rispettare. Il tutto in linea con l’idea che meno vincoli ci sono per le aziende inquinanti, meglio è. Del resto, sono le stesse compagnie che finanziano Trump e il Partito Repubblicano. E ovviamente, meno carburante consumato equivale a meno guadagni per l’industria petrolifera.
Il paradosso? Zeldin vuole vietare una tecnologia che nessuno è obbligato a usare. Non è prevista per legge: serve solo a rispettare i limiti sulle emissioni. Quindi, per eliminarli, ha solo due strade: abbassare gli standard sulle emissioni o legiferare per vietare lo start/stop. Peccato che nessuna delle opzioni sia semplice. La prima richiede un ordine esecutivo presidenziale e l’approvazione del Congresso (poco probabile). La seconda richiederebbe una nuova normativa: paradossale, per uno che vuole eliminare le regole. E anche se ci provasse, le Case automobilistiche non sarebbero felici di spendere tempo e soldi per rimuovere un sistema già integrato da anni.