Nel cuore della rivoluzione elettrica che sta trasformando la mobilità globale, le batterie rappresentano il vero motore silenzioso del cambiamento. Ma cosa succede quando queste, dopo aver alimentato per anni veicoli elettrici, giungono alla fine della loro “prima vita”? È qui che entra in gioco un nuovo capitolo della sostenibilità: la “second life” delle batterie.
Piuttosto che essere semplicemente smaltite, molte batterie esauste vengono oggi rigenerate, riutilizzate o riciclate, dando vita a una filiera circolare che ha il potenziale di ridurre gli sprechi, abbattere l’impatto ambientale e contribuire alla transizione energetica. Questo approfondimento esplora cosa accade realmente alle batterie delle auto elettriche quando il loro ciclo su strada finisce, tra scenari innovativi di riuso, tecnologie emergenti e sfide ancora aperte nel mondo del riciclo.
Cos’è la second life di una batteria
La “second life” di una batteria si riferisce al riutilizzo di batterie che hanno esaurito la loro funzione principale (generalmente nei veicoli elettrici) ma che conservano ancora una capacità residua significativa (solitamente tra il 70% e l’80% della capacità originale). Sebbene non siano più adatte per le esigenze di alta potenza e autonomia di un’auto elettrica, queste batterie possono essere impiegate in applicazioni meno critiche e meno esigenti.
Riusarle è fondamentale per vari motivi. Innanzitutto, per la sostenibilità ambientale, prolungando il ciclo di vita delle batterie, si riduce la quantità di rifiuti elettronici e si posticipa il processo di smaltimento e riciclo, che è complesso e costoso. Inoltre, diminuisce la necessità di estrarre nuove materie prime (litio, cobalto, nichel) per la produzione di nuovi pacchi batteria. Rappresenta anche un pilastro fondamentale dell’economia circolare, promuovendo il riutilizzo e la valorizzazione dei materiali e dei componenti.
Dal punto di vista economico, il riutilizzo delle batterie usate è spesso più economico rispetto all’acquisto di nuove, rendendo le soluzioni di accumulo energetico più accessibili. Inoltre, i proprietari di veicoli elettrici potrebbero trarre profitto dalla vendita di quelle esauste per il riutilizzo.
Le principali destinazioni delle batterie esauste
Quando una batteria ha raggiunto il suo “fine corsa“, ossia non è più utilizzabile né per la sua funzione primaria né per una “second life“, la sua principale destinazione è il riciclo. Solo in casi molto specifici e sempre più rari si ricorre allo smaltimento in discarica o tramite termovalorizzatore, anche se quest’ultima opzione è fortemente sconsigliata per le batterie agli ioni di litio a causa dei rischi e dell’impossibilità di recuperare i preziosi materiali.
Il riciclo è fondamentale per diverse ragioni. Permette innanzitutto il recupero di materie prime critiche. Le batterie, in particolare quelle agli ioni di litio presenti nei veicoli elettrici e nei sistemi di accumulo, contengono metalli preziosi e strategici come litio, cobalto, nichel, rame e manganese. Ciò consente di recuperare una percentuale significativa di questi materiali, riducendo la dipendenza dalle miniere, l’impatto ambientale dell’estrazione e i costi legati alla volatilità dei mercati delle materie prime.
Riciclare le batterie, inoltre, evita che diventino rifiuti pericolosi da smaltire, prevenendo la potenziale dispersione di sostanze tossiche nell’ambiente (suolo, acqua, aria) e riducendo l’impronta di carbonio complessiva della produzione di nuove batterie.
Riutilizzo in impianti di accumulo e applicazioni stazionarie
Il riutilizzo delle batterie usate, in particolare per impianti di accumulo e applicazioni stazionarie, rappresenta una delle principali e più promettenti destinazioni per prolungarne la vita utile prima del riciclo finale. Questa pratica, come già anticipato, sfrutta la capacità residua delle batterie (generalmente tra il 70% e l’80% della capacità originale) che non è più sufficiente per le elevate esigenze dei veicoli elettrici, ma è perfettamente adeguata per impieghi meno intensivi.
Le applicazioni stazionarie delle batterie di seconda vita sono molteplici e in continua espansione. Si pensi in primis ai sistemi di accumulo energetico residenziali, commerciali e industriali. Qui, le batterie possono essere integrate con impianti fotovoltaici per massimizzare l’autoconsumo dell’energia prodotta, ridurre la dipendenza dalla rete elettrica e gestire i picchi di domanda, ottimizzando i costi in bolletta. Funzionano anche come sistemi di backup, garantendo continuità energetica in caso di interruzioni di corrente.
Un altro ambito cruciale è quello dei servizi di rete, dove grandi impianti di accumulo realizzati con batterie di seconda vita possono fornire servizi di bilanciamento e regolazione di frequenza, contribuendo alla stabilità e all’efficienza della rete elettrica nazionale o locale.
Le batterie riutilizzate trovano impiego anche in sistemi di alimentazione ininterrotta (UPS) mobili, ad esempio per fornire energia a eventi all’aperto, festival, cantieri temporanei o stazioni di ricarica per veicoli elettrici in aree remote. Sono utili anche come backup per torri di telecomunicazione e data center, garantendo l’operatività di infrastrutture critiche in caso di blackout. Alcuni esempi concreti includono progetti pilota dove batterie di veicoli Audi o Skoda vengono utilizzate per alimentare showroom o stazioni di ricarica, dimostrando la fattibilità e l’efficienza di questi sistemi. Anche negli aeroporti, come quello di Roma Fiumicino, sono stati implementati progetti per immagazzinare energia solare con batterie di seconda vita.
Per le batterie delle auto elettriche, non vale il concetto di fine corsa in vettura. Non rappresenta, quindi, un vero e proprio capolinea, ma piuttosto una tappa intermedia in un ciclo di vita sempre più esteso e sostenibile. Grazie agli avanzamenti tecnologici e a una crescente consapevolezza ambientale, le batterie moderne stanno abbracciando i principi dell’economia circolare, trasformandosi da prodotti lineari (produzione-uso-smaltimento) a risorse preziose che possono avere più vite e, alla fine, essere recuperate quasi completamente.