Mobilità smart

Furti rame alle colonnine: in Italia arriva la soluzione

La mobilità elettrica in Italia vive già su un filo sottile. Oltre alle incertezze dei consumatori e alle discussioni sui costi reali, le colonnine hanno dovuto affrontare nell’ultimo anno un’altra variabile, i ladri di rame. Sebbene il fenomeno si trascini da decenni, da noi ha trovato terreno fertile soprattutto nel momento in cui il Paese stava iniziando a prendere confidenza con la ricarica pubblica. Nel cuore della notte i malviventi tagliano i cavi, costringendo le stazioni a chiudere in attesa delle riparazioni. Visto e considerato il loro scopo (garantire un futuro più “pulito”), la scena assume tinte quasi grottesche se pensiamo che permettono di realizzare solo un piccolo guadagno.

Le nuove soluzioni anti-taglio

Ora però qualcosa si muove. Stanno infatti arrivando anche qui delle soluzioni anti-taglio, testate all’estero negli scorsi mesi: cavi avvolti in un manicotto per rallentare e complicare le malefatte. Invece di trasformare la colonnina in un fortino, i progettisti hanno deciso di alzare la soglia di rischio e i primi risultati indurrebbero all’ottimismo.

La parte più interessante? Nei manicotti è presente un liquido marcante, che rimane addosso a chiunque tenti di tagliare la guaina. In alcuni casi è invisibile a occhio nudo e richiede la luce UV, in altri è blu acceso e facilita l’individuazione dei colpevoli. Altro che mille telecamere nascosti o angoli bui dove i ladri credono di farla franca: una macchia ti inchioda perché se impedire il furto non è sufficiente, allora è il caso di mettere i responsabili con le spalle al muro.

Tra gli addetti ai lavori ci si interroga se sia davvero il caso di arrivare a questo punto. Se sia necessario ricorrere a una tecnologia costosa, quasi da scena del crimine, per proteggere cavi dal valore risibile sul mercato nero perché il rame estratto può essere utilizzato solo dopo un accurato processo di pulitura. Dati alla mano, la sproporzione tra il danno inflitto al servizio pubblico e il guadagno dei ladri sfiora il ridicolo, a discapito degli utenti e delle aziende di settore.

Una rete da proteggere

A livello teorico, le colonnine di ricarica costituiscono uno strumento di pubblica utilità, rivolto ai proprietari di un mezzo elettrico, qualunque sia il modello o la marca. Eppure, i fatti di cronaca ci segnalano che è anche un bene di lusso esposto, da proteggere con strumenti innovativi dai malintenzionati per non arrecare un disagio troppo grave agli utenti. Che questi sistemi siano la risposta definitiva è difficile dirlo. Secondo gli sviluppatori scoraggeranno i furti e magari li spingeranno a cercare altrove una fonte di lucro, tuttavia solo il tempo potrà sciogliere i dubbi. Del resto, investire milioni nella mobilità a zero emissioni e poi ritrovarsi a investire cifre importanti a protezione dei cavi cela un controsenso inaccettabile.

Se il rame recuperato non giustifica le contromisure, il danno – sociale e simbolico – sì. Con la sua rete di ricarica ancora in crescita, il Belpaese non può permettere a qualche taglio notturno di farle perdere terreno. Se le soluzioni anti-taglio serviranno davvero, lo scopriremo nei prossimi mesi, nel frattempo, almeno, si è smesso di aspettare che il problema si risolvesse da solo.

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