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Tassa sui km percorsi, la stangata shock in arrivo per le auto elettriche

In tutta Europa le auto elettriche hanno trovato nelle agevolazioni fiscali un prezioso alleato. Tra bonus, sconti sulle imposte, esenzioni sui pedaggi, tanto nella nostra Italia quanto negli altri Paesi del Vecchio Continente, le iniziative favorevoli alla transizione green non mancano affatto, tuttavia ogni medaglia ha due facce. Il punto di rottura comincia a emergere ora, con il numero di veicoli a batteria cresciuto in maniera talmente repentina da sembrare insostenibile. E Londra è pronta a correre ai ripari.

Una tassa per risanare le casse

Quel meccanismo ritenuto intoccabile da una parte della classe politica rischia di ritorcersi contro, alimentando i buchi nei bilanci pubblici, soprattutto perché le accise sui carburanti — una delle fonti principali di entrata per gli Stati — hanno iniziato a diminuire.

Che la situazione non vada sottovalutata se n’è accorta per prima la Norvegia, dove le vetture full electric formano la quasi totalità del parco circolante secondo gli ultimi studi. Ora anche il Regno Unito appare in procinto di cambiare rotta, a cominciare dalla capitale, con una nuova tassa in fase di studio destinata proprio alle BEV, in modo da compensare ai mancati incassi delle accise. Secondo il governo locale, la disparità è ormai evidente:

“Oggi la tassa sul carburante si applica solo a benzina e diesel. Non esiste un equivalente per i veicoli elettrici. Serve un sistema più equo”

I conti pubblici sotto pressione, abbinati alla crescita inferiore alle previsioni, spingono il governo di Keir Starmer a una contromossa immediata. Il Cancelliere dello Scacchiere, Rachel Reeves, si trova da mesi nel mirino per l’aumento della pressione fiscale e per un deficit che si aggira intorno ai 30 miliardi di sterline. In questo scenario così delicato, tassare i chilometri percorsi dalle elettriche potrebbe contribuire a risanare i bilanci, evitando di mettere mano sui carburanti tradizionali, già penalizzati a sufficienza.

Tuttavia, un problema di natura tecnica complica la manovra: l’inesistenza di un equivalente diretto alle accise sul fronte full electric. Tassare la ricarica pubblica è possibile, mentre quella domestica molto meno, perciò all’ombra del Big Ben meditano di introdurre il modello islandese e neozelandese, basato sulla percorrenza, ovvero una tassa proporzionale ai chilometri registrati.

La reazione delle associazioni

Per ora la proposta non è ufficiale — la manovra sarà presentata il 26 novembre — ma secondo il Daily Telegraph il governo avrebbe già una cifra in mente: tre pence per ogni miglio, circa 3,4 centesimi di euro ogni 1,6 chilometri. In media, 250 sterline l’anno a veicolo, equivalenti a 283 euro. Secondo le stime, entro fine decennio l’incasso arriverebbe a circa 1,8 miliardi di sterline: poco se messo accanto ai 24,4 miliardi che il Regno Unito ricava ogni anno dalle tasse sui carburanti, ma comunque utile a ridurre un po’ il buco.

L’industria, però, è già in trincea:

“Una mossa sbagliata nel momento sbagliato. Introdurre un sistema così complesso e oneroso proprio quando cerchiamo di accelerare le immatricolazioni elettriche è un errore strategico”

ha commentato la society of Motor Manufacturers and Traders (SMMT), la principale associazione del settore. L’industria teme che la nuova tassa vada ulteriormente a rallentare le vendite e dia un segnale politico sbagliato in una fase tanto critica. Comunque andrà, fare contenti tutti sembra impossibile.

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